Lunga intervista a Carlo Pernat per capire, prima del GP di Silverstone, cosa stia accadendo nella MotoGP o meglio in Honda, Ducati e Yamaha. Tanti spunti di riflessioni sul futuro di alcuni piloti ed un libro ricco di aneddoti scritto proprio da Pernat
Siamo ancora eccitati per la bellissima vittoria di Andrea Dovizioso in Austria, piena, forte e ricca di follia. Un ultimo giro “della vita” per il pilota Ducati e Marc Marquez che se le sono date di santa ragione nell’epico corpo a corpo che rimarrà per sempre nelle nostre menti, quasi un cameo di spettacolo per una MotoGP spesso fin troppo scontata.
Ora si vola a Silverstone ed i temi caldi sono parecchi: è attesissimo il rientro di Jorge Lorenzo dopo il brutto infortunio che lo ha costretto a rimanere fermo un bel po’ e che certo, al suo morale, bene non ha fatto. Scontato e bello certamente, un nuovo confronto tra Honda e Ducati tra il marziano Marquez ed il Grande Dovizioso, attesissimi dopo lo splendido GP austriaco. Ma i temi non si esauriscono qui è ovvio perché ci sono Rins, Petrucci, Miller ma, soprattutto, la “nuova stella” Fabio Quartararo oltre naturalmente alla speriamo buona prestazione delle altre Yamaha, quelle di Rossi e Vinales.
E poi le parole, i commenti, l’odore del mercato piloti con, anche qui, temi caldissimi ad iniziare dal futuro di Lorenzo che sembrava poter riatterrare in Ducati, cosa poi svanita un po’ per la confusione (politica) e qualche scaramuccia interna, un po’ per l’incidente che lo ha costretto a stare a casa parecchio prima di rientrare nella gara di Silverstone. I fatti chiari però sono che Marc Marquez è capoclassifica con 230 punti seguito da Andrea Dovizioso a quota 172, Danilo Petrucci con 136, Alex Rins 124 e Valentino Rossi a 103 punti.
Insomma, tanti temi da sviluppare in una gara importante per il Campionato e che potrebbe dare una svolta se non altro ad alcune situazioni del mercato 2020. Per capire meglio ho quindi fatto una lunga chiacchierata con Carlo Pernat, persona ma soprattutto manager sempre molto attento e “curioso” nonché profondo conoscitore dell’umore del paddock tutto.
Carlo, tra l’altro, sembra aver scoperto una nuova vita e questo grazie al successo del suo libro “Belin che paddock” (la sua Genova e le moto in sintesi) edito Mondadori, un pezzo di cultura legato al mondo racing e non solo che tutti dovrebbero leggere proprio perché ci sono tante storie (e vite) interessanti raccontate sempre in modo originale ed ironico.
Un libro dove si miscelano stati d’animo, aneddoti (anche molto curiosi), anima dei piloti e momenti particolari, pagine che anche i giovani piloti dovrebbero leggere – parole di Pernat – per comprendere meglio leggi e regole non scritte del paddock.
Pausa estiva finita ora si torna a Silverstone: quali saranno temi di questa gara?
“Quest’anno il problema è che è sempre uno contro tutti, una sfida tra un marziano contro gli umani. Due domeniche fa, nel GP di Austria, Dovizioso ha saputo unire la sua freddezza ed il suo talento ad una sana spruzzata di pazzia vincendo il GP. Questo per dire che se non osi e non metti in conto una sana dose di follia contro Marquez, è davvero difficile vincere. Quindi il leite motive 2019 sarà sempre lo stesso, la battaglia tra Ducati ed Honda ed intendo dire Dovizioso e Marquez mentre per Yamaha sarà più difficile e questo per la differenza di velocità massima visto che, proprio Yamaha, paga almeno 8/9 km/h di differenza rispetto alle prime due. Credo quindi che Yamaha più del terzo o quarto posto non possa fare”.
La bellissima vittoria di Dovizioso pone nuovi interrogativi in Ducati in termini di contratti ed ingaggi futuri?
“Intanto la vittoria di Andrea Dovizioso a mio avviso può cambiare la stagione, soprattutto per Ducati ed il suo pilota visto che si stava vivendo un momento morto, dove non si riusciva a cavare un ragno dal buco. Per questo la vittoria in Austria può aprire e riaprire la battaglia nel Campionato.
In Ducati c’è stato un momento di caos, va detto, questo a causa del non ottimo rapporto tra Gigi Dall’Igna e Dovizioso dovuto anche alla ricerca, da parte di Dall’Igna, nei confronti di Jorge Lorenzo che certo poteva tornare nel Team, anche se quella caduta ha fatto saltare un po’ tutto.
Se questo non fosse accaduto, Lorenzo sarebbe tornato a guidare una Ducati, anche se credo che ormai per il 2020 i giochi siano fatti…
Dico credo perché io lascio sempre uno spiraglio aperto visto che Gigi ama in senso sportivo Lorenzo ed era di fatto il suo gioiello che poi gli è stato tolto ma, se fosse per Dall’Igna, le cose andrebbero molto diversamente”
Petrucci ha “deluso” o non sorpreso?
“In realtà nessuna delle due cose: Petrucci è un pilota che si è costruito da solo, non ha il background della 125, 250, Moto2 e Moto3, perché arriva dalla SuperStock.
È chiaro poi che pure fisicamente non era adatto, ma pian piano si è costruito, si è allenato in modo incredibile ed ha puntato su sé stesso ed è oggi un ottimo pilota ma non vedo il talento né di Rossi, né di Quartararo, né di Dovizioso o soprattutto Marquez… Gli do però un dieci e lode per come si è costruito: Petrucci è quello che si vede ma non credo una punta per poter vincere un titolo nella MotoGP, è invece un ottimo secondo pilota anche se sono sempre pronto ad essere smentito”
Cosa pensi del rientro di Lorenzo e quali sono le reali possibilità se decidesse di interrompere il contratto con Honda? È un pilota in crisi secondo te?
“Certamente non è nel pieno della sua stagione: a mio avviso Lorenzo è andato in crisi dopo l’allontanamento da Ducati da parte di Claudio Domenicali che certo lo ha fatto andar via. Jorge si è quindi riciclato in Honda e certamente pensava di fare meglio anche se Marquez tritura tutti come vediamo. Certamente poi, ha avuto la sfortuna a gennaio di rompersi lo scafoide, cosa che lo ha costretto a saltare gli importanti test invernali e questo ha pesato ed influito molto. Ovvio che oggi deve riscostruire la sua testa, dire che si tratta di un pilota in crisi mi sembra eccessivo per uno come Lorenzo ma, certamente, non è nemmeno al suo 50%”
Valentino Rossi/Yamaha: potrebbe terminare la sua carriera con una nuova sfida, magari KTM, Ducati o cosa?
“Assolutamente no! Valentino ha ancora un contratto di un anno con Yamaha e, nonostante alcune dichiarazioni di Jarvis, Rossi e Yamaha sono una cosa unica, una fusione. Se proprio dovesse cambiare lo potrebbe fare nel 2021 ma credo che Rossi terminerà la sua carriera con questa moto, oltre il fatto che Valentino può regalare ancora tante soddisfazioni in pista.
La moto 2020 è l’argomento del giorno: oggi è una buona moto e lo dimostrano i risultati fatti da Yamaha in senso generale, ma senza una buona velocità di punta è molto difficile vincere su una concorrenza più agguerrita e veloce in termini di pura velocità in rettilineo. Rossi attorno al podio ci gira sempre se la moto è a posto, questo significa un risultato tra podio ed i primi cinque posti, dopotutto Rossi si allena ancora come un ragazzino ed è uno dei piloti più allenati”.
Domanda scontata: chi lo vince il titolo 2019 e soprattutto chi lo perde, Ducati in testa o Yamaha?
“Lo può vincere o perdere solo Marquez. Lo perde più Ducati che Valentino e Yamaha perché negli ultimi due anni la moto era sensibilmente superiore anche a Honda ed il rammarico è quello di non aver vinto né la scorsa stagione né due anni fa, quando la Ducati era ben più veloce di Honda. Basta ricordare il sorpasso al Mugello per capire… La Ducati 2019 è fortissima e veloce, ma Honda l’ha raggiunta in poco tempo e poi sopra c’è uno come Marc Marquez!”
Quando pensi rimarrà Marc alla Honda e quali potrebbe essere la sua prossima squadra e quando?
“A mio avviso la sfida Marquez prima o poi dovrà accettarla visto che con la Honda hanno vinto quasi tutti. Lo farà ma certamente vorrà prima battere Rossi se parliamo di titoli a quota dieci quindi, cosa che credo farà con Honda e solo allora potrà decidere di guardare oltre, ad un’altra moto. Esclusa Yamaha, gli scenari possibili potrebbero essere KTM se saprà costruire una moto vincente e, con i budget della Red Bull, lo spagnolo potrebbe anche decidere di spostarsi. Puig non sta facendo tantissimo, visto che il suo compito è quello di tenere Marquez alla Honda e, tra due anni, potrebbe arrivare il fratello di Marc nel Team Honda, così diventerà un team familiare ma, soprattutto, questo potrebbe rappresentare il tasto magico per far rimanere Marc almeno altre due stagioni”.
Due parole sui progressi di Quartararo…
“E’ un fenomeno annunciato, lo era già a 15 anni e per lui è stato cambiato il regolamento. Poi si è un po’ perso ma è stato ripreso da un team italiano, quello di Boscoscuro in Moto2 ed ha quindi trovato una moto che si adattava al suo stile di guida. Se devo dirti che sarà l’anti Marquez si, sarà lui, non certo a brevissima scadenza ma a breve diciamo così… Se la moto è ok Fabio potrà giocarsi in futuro il titolo con Marquez ed è il pilota che vedo più vicino ed adatto a far questo… “
Due parole di Jack Miller ed il suo rinnovo Pramac 2020, uno sbaglio non prenderlo nel Factory Team nel 2020?
“Miller è un peccato originale e non è nemmeno tutta colpa sua. È l’unico pilota che è passato dalla Moto3 alla MotoGP e questo stacco è stato troppo alto. Si, è stato un errore fondamentale, lui l’ha pagato ma si è ripreso, certo se avesse fatto il giusto percorso sarebbe andata diversamente.
È un buon talento certamente, ma gli sono mancate ad esempio le sportellate in Moto2, cosa che ha fatto poi e male in MotoGP. Per risponderti nella seconda parte della domanda, devo dire che questa è stata una strana situazione: Ducati cercava Lorenzo, c’era il contratto in sospeso di Petrucci dopo aver vinto la gara della vita al Mugello ma in Ducati c’era un po’ di caos.
Io avrei messo Petrucci in SBK al posto di Bautista e certamente Danilo avrebbe vinto lì, poi avrei messo Lorenzo, Miller e Dovizioso a combattere contro Marquez. Tutti pensavamo al dream team Honda Marquez/Lorenzo, ed invece il dream team è unicamente Marquez. Ducati avrebbe potuto fare altre scelte secondo me, ma questa è unicamente la mia opinione da manager…”
Ora parliamo del tuo libro: raccontaci qualcosa sul perché hai pensato di scriverlo
“Una cosa spontanea! Da quarantuno anni sono in questo mondo ed era arrivato il momento di raccontare qualcosa di ciò che ho vissuto. Mi chiamò la Mondadori e mi chiese di scrivere un libro. Sapevo che quella valigia sarebbe stata aperta, visto che dentro c’era di tutto: piloti, sexy, droga e rock e tanto tanto altro.
Il titolo Belin che paddock l’ho scelto io perché loro avrebbero voluto chiamarlo in altro moto e quel titolo invece ha pagato e ne sono felice. Zero foto solo aneddoti raccontati insieme a Massimo Calandri, aneddoti per tutti i gusti, da Biaggi a Rossi passando per la Parigi-Dakar ed ogni capitolo è una vera sorpresa, c’è dentro Mick Jagger e Mitterand, insomma una lettura simpatica in toni sempre ironici…
Sta vendendo tanto – anche se mi hanno censurato quasi 100 pagine -, siamo a quota settemila copie e sono sempre in giro per delle presentazioni e sta diventando un nuovo lavoro”
I piloti dovrebbero leggerlo? …
“Si, dovrebbero leggerlo tutti. Da 17 a 40 anni tutti dovrebbe entrare dentro quelle pagine. Da Arbolino che è un mio pilota a Valentino che lo è stato, nel libro ci sono cose della vita che un giovane pilota deve capire, comprendere a fondo. Dietro al paddock ci sono tante cose da imparare”