L’Enduro tiene la crisi e sono tantissimi i giovani piloti che cercano un meritato posto al sole. Andrea Giubettini è uno di questi, a 19 anni corre per passione e va forte, ama l’enduro estremo e le gare difficili…
In Italia ce ne sono parecchi, tutti ragazzini che vanno forte e che hanno un obiettivo unico: vincere! Da Nord a Sud del nostro Paese gli enduristi sono una potente realtà sportiva della due ruote e, questa disciplina, fa sempre paddock pieni, segno che l’enduro vive sempre una buona stagione e questo nonostante la crisi, i problemi sociali, la mancanza di stimoli in tanti, troppi giovanissimi, forse troppo occupati sui social e sul loro smartphone, senza rendersi conto che lo sport fa bene, forma il carattere e ti distacca dalle “cose inutili” della vita…
Alternativa alla noia? L’Enduro per formare carattere e resistenza nella vita…
Non parlo da “anziano” o “bacchettone” ma da persona coinvolta che frequenta le gare di enduro sia classico che estremo ed è bello vedere un vivaio così ampio, ragazzi così appassionati dell’enduro che solo aspettano l’occasione della vita… E se non ci credete, beh provate a vedere una qualsiasi gara regionale di Enduro e capirete cosa voglio dire…
Un piccolo esempio di passione ed obiettivi sani…
Uno di questi ragazzi e Andrea Giubettini, 19 anni, tanta passione, molti obiettivi che parlano di risultati. Lui è uno che si allena tanto e non sta mai fermo e “vive” praticamente in simbiosi con la sua moto. Andrea è un ragazzo sano, come ce ne sono tanti, che ama lo sport ed ha degli obiettivi sani nella disciplina che più lo fa stare bene, Quest’anno corre nel Regionale ma l’obiettivo è l’Italiano 2016 e le gare di enduro estremo, perchè quelle gli piacciono per davvero… Un pilota tra tanti che però ha una formazione mentale sana e su cui si può investire, perchè il talento ce l’ha eccome…
Come nasce la tua passione per l’offroad?
“Diciamo che è tutto merito di mio zio… Un giorno di parecchi anni fa decise di portarmi a fare un giro in moto e ne rimasi entusiasta e, da quel giorno, le cose sono cambiate per me… Mi sono appassionato e poi ho coinvolto anche mio padre per farmi comprare la mia prima moto da cross, una pitbike cinese da 110 cc a cui seguì una KTM 85 molto più cattiva e divertente. Con questa moto iniziai a fare qualche garetta di minienduro, disciplina alla quale rimasi legato per la bellezza e completezza di questo sport…”
E poi cosa successe ancora?
“Pian piano nacque l’idea di partecipare ad un intero campionato di minienduro, anche se, i primi risultati, non erano proprio eccezionali ma cercavamo comunque di migliorare nella guida. A metà stagione cambiai moto e presi una TM 85 ma, anche con questa moto, le cose non andarono sempre alla perfezione. Poi decisi di correre nella 50 cc Codice e, nel Regionale, le cose iniziavano a girare bene per me, mentre le prove di Campionato Italiano erano difficili per via della tenuta della moto, nel senso che spesso si rompeva! Dopo tre anni nella 50 cc presi una TM 125 e qualche timido risultato iniziò a venire fuori con qualche primo e secondo posto nel Regionale, mentre nell’Italiano i risultati erano decisamente poco positivi a causa di un allenamento non adeguato alla tipologia di gare e durata delle stesse, quindi serviva una preparazione più specifica. Ed infine fu la volta della 250 2T e siamo al 2014 dove ho raccolto qualche bel primo e secondo posto anche se quest’anno le cose vanno bene e spero di chiudere il Regionale al primo posto. Ma faccio gli scongiuri!”
Andrea raccontaci la tua prima volta all’Erzberg…
“Lo dicono tutti ma l’ho provato sulla mia pelle, questa è una gara molto molto dura! Direi una prova di sopravvivenza… E’ stato bello, un bell’ambiente, tanti piloti, tanto calore del pubblico, davvero entusiasmante. Già dall’area training avevo capito quanto fosse alto il livello della gara, c’erano tanti salitoni, discese ripide e condizioni di guida al limite per davvero. La situazione al proloco era più tranquilla, non c’era alcun tratto hard e quindi la cosa era divertente e questo nonostante le altissime velocità che si raggiungevano in rettilineo. La gara invece…il panico, c’era gente appesa dappertutto, piloti fermi ed in difficoltà ovunque, un vero inferno ma, nonostante tutto ciò, sono riuscito ad arrivare fino al sesto check point non con poca fatica…”
A tuo avviso, qual’è la vera difficoltà di questa gara?
“Credo che il vero problema sia la testa e non tanto il fisico. Come crolli un attimo mentalmente, hai chiuso i giochi e ti butti giù…. A me piace l’enduro classico perchè lo pratico da tantissimi anni ma l’estremo non mi dispiace e lo amo nella stessa misura ed anzi me ci sto affezionando…”.
Parliamo della tua moto da gara di quest’anno…
“Quest’anno abbiamo preso una Husqvarna 350 4T ma, dopo poche gare, mi sono reso conto che preferisco il 2T, molto più leggero e potente e questo per poter rimanere nella classe E2… Era la moto che cercavo quella che volevo ed infatti, dopo un minimo di messa a punto e setting delle sospensioni, ora la sento mia al 100%. Sto cercando di migliorare la guida ed i risultati si vedono, visto che ho vinto già delle gare in questa stagione 2015, davanti a piloti forti e che hanno molta più esperienza di me. Ed anche nel 2016 credo farò la stessa scelta, anche per l’estremo è la moto giusta se vuoi potenza, maneggevolezza, agilità e peso ridotto. Certo vuole una guida ben più aggressiva… L’anno prossimo poi voglio fare altre gare estreme, come l’Hell’s Gate o la Red Bull Romaniacs in Transilvania, budget permettendo…“
Obiettivi 2015, oltre naturalmente al titolo Regionale?
“Certamente scalare il ranking all’Italiano, cosa che mi consentirebbe di partire meglio, visto che, partendo dietro, trovo sempre piloti più lenti nelle speciali. L’obiettivo Italiano c’è ma devo raccogliere esperienza per questo e per farlo al meglio anche nel 2016, unico mio obiettivo. Il mio team Caere Vetus di Cerveteri mi aiuta negli allenamenti e nella sistemazione della moto sia sulla linea che nel fettucciato, ma un altro mio altro obiettivo è affidarmi ad un preparatore atletico, serve eccome sia per le gare normali che per acquisire lucidità nell’enduro hard, quando molti sono stanchi io vorrei rimanere lucido e veloce…”