Cristian Bin, boss di YCF Italia, si racconta in questa intervista. La passione per le pitbike per caso, professionalità e l’arrivo di YCF con le nuove Bigy…
Ci sono occasioni che posso cambiarti la vita. Oppure scoperte che possono farti decidere di dare colore nuovo al tuo lavoro oltre che “scommettere” su te stesso. Tutto questo è accaduto a Cristian Bin, boss di YCF Italia che, in un piccolo parcheggio, complice un amico come leggerete, ha scoperto il magico mondo delle pitbike. Che è poi solo l’inizio di un’attività che lo ha visto crescere senza mai dimenticare la base di tutto ciò, ovvero la sua smisurata passione per le due ruote.
La vera scommessa è stata l’idea del successo delle pitbike…
Cristian ha creduto e scommesso su questa categoria ma ha scommesso ancor più sul fatto che il tempo gli avrebbe dato ragione. Voglio dire che, seppur in modo timido, le pitbike hanno iniziato ad intrigare parecchi appassionati, cosa che non ha trovato Cristian impreparato per una grande occasione di lavoro. Un nuovo ed eccitante lavoro fulltime!
YCF Italia, la nuova realtà e l’arrivo delle Bigy…
Dalle sue parole capirete le origini della sua passione per questo “piccolo mondo”, ma soprattutto comprenderete che, la vera scommessa, è stata quella di “dettare” delle regole lungo un percorso vero, fatto di investimenti individuali, pensato per offrire il massimo ai propri clienti. Le varie esperienza di Bin, oggi boss di YCF Italia, marchio leader nel settore oltre che decisamente consolidato alla qualità assoluta, lo hanno portato a realizzare qualcosa di più che un’Azienda consolidata: Cristian parla un linguaggio del tutto unico, specie verso gli appassionati che, come lui, sono schietti e pronti a salire in sella non appena ce ne sia la possibilità…
Certo, con l’arrivo di YCF Italia, il lavoro si è diversificato, visto che queste moto sono uniche oltre che performanti; come nel caso delle nuove Bigy, ruote alte per appassionati che scelgono delle moto vere per divertirsi senza dovere per forza guidare una pitbike, di cui le Bigy ereditano parte delle motorizzazioni ed alcuni allestimenti come le Special ad esempio. È un mondo nuovissimo questo e che sta riscuotendo un successo enorme, perché se provi una Bigy non la lasci mai più!
Mercato pitbike con tante proposte? Meglio puntare sulla qualità certificata…
Insomma, in questa intervista, Cristian Bin si “apre” ai suoi appassionati e spiega molte cose importanti, prima tra tutte la qualità e la sicurezza delle moto di oggi, che sono lontane anni luce da quelle di qualche anno fa. Meglio affidarsi ad un marchio solido e che “sperimenta” sul campo le moto e questo è il vero valore aggiunto che fa di Bin un appassionato sul campo, rider fulltime ed a 360°…
Hai davvero trascorso una vita in mezzo alle pitbike…
“Si, in effetti sono ormai dodici anni di attività nel 2017… Sono proprio un “vecchietto” del settore!”
Cosa ti regala il tuo lavoro, il contatto con il pubblico più diverso?
“Ho un po’ la fortuna di fare quello che mi piace, di trattare con persone più disparate, dal neofita assoluto, che vuole guidare per la prima volta una moto, ai campioni di caratura mondiale. Sempre tutte e sempre persone diverse con desideri diversi, anche se le mie attenzioni ultimamente sono concentrate sul creare un team solido per il futuro e curare nuovi progetti e rete vendita.”
Come sei arrivato a scoprire il magico mondo delle pitbike?
“Come tanti suppongo, per gioco. Una sera bussò un mio amico e mi disse che aveva un giochino nuovo da provare e che serviva della benzina. Mezz’ora dopo siamo andati in un parcheggio di un supermercato, abbiamo messo a terra le magliette per simulare dei birilli e delle chicane… e così abbiamo finito il serbatoio di benzina a forza di girare. Uno che è stato in sella come me da 14 anni non poteva che apprezzare l’oggetto. Ho girato in pista con le moto grandi, ho anche fatto il traveller per mezza Europa fino a Capo Nord, ma l’esperienza pitbike mi mancava!”.
Parlaci un po’ della tua Azienda, raccontaci la storia…
“Bella domanda! Questo è un qualcosa che non mi pongono da un po’ di tempo. All’epoca ero titolare di uno studio tecnico meccanico, nel settore automotive. Ho cominciato ad informarmi sul mondo pit dopo aver giocato in quel parcheggio e ho visto che in Gran Bretagna c’era un po’ di giro per poterle acquistare; ho preso contatto ed ho quindi noleggiato un furgone e sono andato diretto oltremanica a caricare 20 moto. Tutto in 72 ore, rompendo il famigerato porcellino dei risparmi d’emergenza. Si chiamavano “Viva” come modello, ma le caratteristiche e la qualità le lascio immaginare!
Però si parla di 12 anni fa ovviamente. Le ho vendute ad amici con il passaparola in una settimana circa. Ho continuato a cercare informazioni e sono volato in America, nello Utah, a conoscere i ragazzi della Vinco Racing, che all’epoca era una marca molto innovativa nel settore, per capire come muovermi e imparare da loro il più possibile. Il passo successivo è stato quello di volare in Cina, a visitare il mio futuro costruttore di moto, in modo da toccare con mano a che punto fossero come produzione, qualità, capacità di sviluppo. Perché per me, da motociclista, la prima cosa da valutare era la sicurezza assoluta dei prodotti che acquistavo. Devo dire che sono rimasto sorpreso. Alla fine del giro del mondo ho quindi deciso di aprire ufficialmente e fiscalmente la Mobster, mettere su un sito e-commerce e sviluppare una mia linea”.
Come ritieni sia cambiato il cliente rispetto a quando hai iniziato?
“Beh è cambiato sicuramente con il cambiare dei prodotti. Adesso attiriamo anche il cliente che è sempre stato scettico di fronte alla nostra tipologia di mezzi, in quanto la qualità è decisamente salita rispetto agli albori come anche l’affidabilità. Le moto che proponiamo oggi erano impensabili solo cinque o sei anni fa. Il cliente è sempre attento ai dettagli ed anche al prezzo, per quanto non sia nostra intenzione competere sul prezzo all’ultimo euro su internet o sui siti di settore. Abbiamo una filosofia che sta portando i meritati frutti”.
La tua linea MOBSTER ha scritto una piccola grande pagina di storia…
“Si, è stato di fatto il marchio che ha aperto il mercato al momento giusto e che ha investito nel settore come nessuno prima, specialmente nel pit-motard. Chi arriva adesso in questo mondo magari non ne è al corrente, ma siamo stati artefici di molti cambiamenti in positivo del settore. Un piccolo valore aggiunto che oggi rappresenta certezza per tutti i nostri vecchi e nuovi clienti… Per esempio con la Federazione abbiamo eliminato il tratto di sterrato dalla disciplina motard per le pitbike, abbiamo fondato un trofeo monomarca con 30 partenti a gara, sviluppato e costruito i primi cerchi tubeless della storia pit. Abbiamo avuto per anni la pista della fiera di Verona in esclusiva, per far conoscere a tutti questo mondo, abbiamo promosso l’attività a nostre spese in TV, sui giornali, con le competizioni, oltre che impostato la logica del service gomme, delle sponsorizzazioni, delle squadre. Siamo stati i primi ad aver un sito web di buon livello che ha poi ispirato giustamente anche alcuni concorrenti. Prima di allora era tutto davvero molto “parrocchiale”. Credo di poter dire che tre quarti del panorama odierno di pit-motard stia ancora viaggiando sulle basi che avevamo gettato e consolidato noi tempo fa. È una cosa che mi fa comunque piacere naturalmente”.
La “crisi” ha inciso anche in questo mondo? Con quali effetti?
“Certamente, la crisi si è sentita anche qui, c’è stata una corsa al ribasso dei prezzi su tutto, ed ovviamente non sempre questo ha portato vantaggi. Alcuni competitor hanno ridotto notevolmente le vendite, altri hanno direttamente chiuso. Il settore racing si è impoverito notevolmente per garantire prezzi di accesso alle corse molto bassi e pian piano tutto è rallentato. Ne ha giovato sicuramente la vendita online, ma anche qui, a scapito di tante altre cose. Noi siamo andati comunque bene, avevamo un prodotto che ancora oggi viene venerato come fosse una garanzia di successo, la famosa B2, realizzata in collaborazione con Wt Motors. Il Mobster Challenge lo abbiamo invece venduto pur rimanendo parte integrante dell’organizzazione”.
E poi è arrivato il marchio YCF…
“Si, cercavano per l’Italia un distributore con comprovata esperienza e ci siamo messi in contatto; nel giro di una settimana abbiamo firmato il contratto e siamo partiti.”
Chi c’è dietro questa Azienda?
“YCF è il marchio più grande al mondo in questo settore, sono Francesi e al timone ci sono due soci fondatori, Yannick e Dimitri. Hanno da poco inaugurato la nuova sede in Francia, in Normandia, con nuovi uffici, magazzino distribuzione e area commerciale. Sono appassionatissimi ancora adesso, gran lavoratori e hanno un credo davvero invidiabile. Mi trovo bene a lavorare con loro, hanno le idee chiare e grinta da vendere”.
In che modo tu intervieni sui prodotti quando ti vengono presentati dal costruttore?
“Oltre alla gamma standard, che viene progettata e finalizzata interamente da loro, abbiamo dei prodotti specifici per il nostro mercato, come ad esempio la Minimotard SM 155 Limited Mobster. È curioso che il nome Mobster non lo abbia richiesto io ma siano stati loro a chiedermi di utilizzarlo. Ho fatto alcune osservazioni specifiche per avere caratteristiche più consone al nostro mercato motard, che è molto avanzato rispetto a tutti gli altri, e mi hanno lasciato mano libera su tutto il progetto. È andata anche bene perché la moto sta riscuotendo davvero un gran successo, sono soddisfatto. Sono partiti nel 2017 i progetti di scuola di pilotaggio son Roberto Rolfo, ne hanno sette solo loro, con la 2 Wheels Academy in Sicilia e Daniele Priulla, con la nuova pista Torracing in Veneto. Insomma chi le riceve e la utilizza è davvero contento”.
I valori aggiunti del marchio YCF…
“Sono molti e tutti essenziali per gli appassionati. YCF non è un semplice costruttore mono prodotto, un’officina o un artigiano. È una vera azienda che ragiona da azienda e che ormai è diventata un brand vero e proprio. Hanno venti modelli adesso a catalogo, sono davvero tanti, dal bambino di 4 anni che può addirittura mettere le rotelle alla sua piccola 50 cc fino ad arrivare al pilotone più sofisticato che vuole una moto pronto gara. Le YCF per esempio sono moto che non vendiamo su internet, ma solo ed esclusivamente attraverso la nostra rete di negozi autorizzati, è una differenza non da poco. Il catalogo ricambi è enorme, c’à davvero di tutto ed in magazzino noi abbiamo fisicamente i pezzi, non sono virtuali come spesso accade sul web. Tutto ha un codice, uno storico e riusciamo a spedire ai nostri rivenditori in tempi celerissimi. Hanno progetti a lungo termine e una visione piuttosto chiara, questo mi piace molto”.
E poi sono arrivate le BIGY, le moto che mettono d’accordo tutti?
“Beh, il pitbiker old style fa fatica ad accettarle, ma non ha semplicemente capito una cosa: le Bigy non c’entrano nulla con le pit e le mini, sono una cosa completamente diversa, già paragonabili a moto adulte dato che in un certo senso la seduta è la stessa. Non sono nello stesso segmento ma viceversa creano un segmento nuovo ed interessantissimo”.
Chi è l’acquirente tipo di questa grande novità?
“Ci sono tre tipologie principali: la prima sono clienti ex pit che vogliono qualcosa di diverso e di nuovo. La seconda sono clienti già ben piazzati fisicamente di stazza e altezza che stanno, per ovvi motivi, molto più comodi e sicuri su una Bigy. La terza, quella che più mi piace, è composta da tutti quei rider trentenni o quarantenni che trovano il motocross tradizionale troppo faticoso o troppo dispendioso. In questo senso la Bigy è davvero perfetta, costa poco, è comoda, si guida come una moto (la pit è più vicina ad una BMX come stile) non stanca ed è anche bella da vedere. Sono davvero diversi gli evergreen che tornano in sella grazie alla Bigy”.
Cosa c’è, in termini di novità, dentro al marchio YCF?
“Sono appena state presentate due Bigy Special Edition, la prima in livrea Monster Energy, la seconda in livrea Geico. Ci sarà ancora altro in arrivo prossimamente”.
Dopo l’estate si parlerà già di EICMA: qualche anticipazione delle novità 2018?
“Si, saremo anche quest’anno a EICMA come da tre anni a questa parte, pronti a mostrare la gamma e si…qualcosa di nuovo sicuramente. Purtroppo le bocche devono restare cucite sull’argomento, posso solo svelarti che sono direttamente coinvolto nel progetto di un prodotto che stiamo sviluppando proprio in questo periodo. Non posso dirti di più, riservatezza d’obbligo, ma sono sicuro che ti piacerà”.
Cosa ti spinge ogni giorno a continuare il tuo lavoro che si rivolge solo ed esclusivamente ad appassionati veraci?
“Bella domanda. Credo il fatto di cercare sempre qualcosa di nuovo e di stimolante. Dopo aver creato qualcosa tendo ad affinarlo per poi affidarlo e farlo correre con le sue gambe, in modo da dedicarmi subito ad altro da creare e far crescere. In questo modo cambi sempre le persone che ti circondano, gli obiettivi a breve termine e valuti volta per volta cosa hai piacere di fare e cosa non vuoi fare, il che non è proprio una brutta posizione.
Quello che fa la differenza è sicuramente il team di collaboratori stretti, i punti cardine fondamentali, quelli che credono in quello che fai e che ti danno supporto con il loro lavoro. Per loro ho sempre belle parole e li ringrazio per l’apporto che danno ogni giorno alla mia piccola realtà”.
Appuntamenti YCF per far scoprire la gamma BIGY e non solo?
“Abbiamo accordi con i nostri rivenditori e di volta in volta organizziamo giornate test in tutta Italia, normalmente avvertiamo direttamente o pubblichiamo la locandina del test day sulla nostra pagina Facebook YCF Italia, davvero molto seguita. Anzi, ora che ci penso, per il Lazio dobbiamo ancora definire, quindi cerca di farti trovare pronto che magari facciamo una data e breve e magari diamo un po’ di gas tutti insieme!”