Intensa intervista con il Presidente Paolo Sesti che spazia un po’ su tutte le attività agonistiche e non della FMI. Il bilancio purtroppo non è ottimale… Crisi a parte, mancano dei valori di base nei giovanissimi quali passione, ambizione sportiva e la voglia di faticare per arrivare in alto…
E’ il momento delicato per il nostro Paese ma soprattutto (la cosa che ci tocca nella nostra passione) per il settore delle due ruote tutte. La crisi taglia tutto, recide tutto forse anche lo spirito d’iniziativa individuale, soffocato da problemi gravi legati ai propri bilanci individuali che certo, così magri, fanno passare la voglia di investire sul prodotto moto. Lo dicono le Case, gli appassionati ma soprattutto questo viene fuori da questa lunga intervista al Presidente Sesti, mai come ora preoccupato per ciò che sta accadendo dentro a questo “contenitore”, a questo nostro mondo delle due ruote. Malato, affaticato e sfiancato dalla crisi che colpisce anche la passione.
Manca poco più di un mese all’apertura dell’EICMA 2012 e quindi questa intervista “prepara”, in qualche modo, lo stato emotivo con cui l’intero settore approccia a questo delicato momento storico. Il Presidente Sesti si è prestato a rispondere alle tante domande che hanno sconfinato un po’ in ogni direzione motociclistica: motocross, enduro, trial, Velocità, ogni dettaglio non è stato trascurato al fine di tracciare una “mappa” dello stato di salute della nostra passione, del mercato ma, soprattutto del futuro dei nostri giovani piloti…
Crisi dei valori?
Sesti ammette anche un altro dato fondamentale che si distacca dalla crisi: i giovanissimi non hanno il “coltello tra i denti”, in molti casi non hanno una vera passione, passione che chiede sacrifici personali importanti. Perché se vuoi arrivare devi impegnarti a fondo e credere prima di tutto. Crisi anche dei valori, forse troppo “falso” benessere, ragazzini distratti e genitori incalzanti che spingono forte sui loro figli senza dargli il tempo giusto di crescere, agonisticamente parlando. Un 2013 nero ci aspetta, con molte Aziende che chiuderanno i battenti e Case che sposteranno le loro sedi altrove… Drammatica situazione quindi che comporterà ulteriori tagli. Ma vorrei dare spazio alle parole del Presidente Sesti, sincero, preoccupatissimo, seriamente pensieroso sul futuro. Del settore ma soprattutto dei giovanisismi…
Facciamo un primo bilancio di questo 2012…
“Il bilancio generale FMI comincia a risentire in modo molto pesante della crisi nel nostro Paese. Forse l’unica consolazione che abbiamo avuto a livello generale, è che i numeri di partecipazione all’attività off-raod sia nazionale ma, soprattutto, territoriale, sono stati sostanzialmente simili a quella del 2011, nei numeri di partecipanti e manifestazioni. Dal punto di vista dei risultati prettamente sportivi, Mondiali di Cairoli e Fontanesi a parte, devo dire che, in questo settore, siamo nella continua ricerca di reperimento dei “nuovi Cairoli” nel motocross e di piloti di livello nell’Enduro. Dobbiamo essere però moderatamente ottimisti, perché qualche giovanissimo sta crescendo bene in entrambe le specialità, anche in virtù sia del nostro appoggio come Federazione, sia per merito di alcuni team selezionati che ci hanno dato ampia disponibilità per la loro crescita. Certo, almeno nell’Enduro, non siamo davanti a piloti del calibro di Mario Rinaldi o Giovanni Sala… Ma anche nel Trial qualche giovane, Grattarola a parte, sta crescendo. Il problema però è sempre lo stesso: da un lato bisogna avere il talento ma dall’altra si devono aver dentro la voglia oltre al coltello tra i denti. E questo, devo dire, ci manca un po’. Cosa che invece troviamo in Velocità, dove ci sono ragazzini interessanti. Al di la di Fenati, pilota che sta salendo pian piano e che ritengo diverrà un buon pilota, stanno venendo fuori piloti validi e non solo nella Moto3 ma anche nella Superstock 600 come Russo ad esempio, o come nel caso del recuperato Savatori”.
Due parole sul Team Italia e sul sesto titolo di Cairoli, senza dimenticare il mondiale vinto anche dalla Kiara Fontanesi…
“La Fontanesi era presumibile che arrivasse a questo risultato. Effettivamente Kiara è una ragazza che ha messo moltissimo impegno e che noi, purtroppo, non abbiamo aiutato molto negli anni precedenti. Ha vinto anche negli USA e quindi tutto ciò che ha fatto se lo è meritato. Davvero molto brava. Cairoli, beh ha dimostrato ancora una volta di essere un dominatore e non ce n’è per nessuno, il Valentino Rossi del motocross per intenderci…
Come si sta preparando fattivamente il dopo Cairoli…
“Nel 2013 chiuderemo, per motivi vari, l’esperienza di collaborazione Maglia Azzurra con il Team Ufo e quindi stiamo studiando in questi giorni una nuova impostazione per seguire due piloti nella 125 4T e nell’Europeo con un team che presto verrà ufficializzato., Abbandoneremo il concetto Maglia Azzurra ma i nostri tecnici seguiranno i piloti sia la 65 che la 85 cc all’interno dei Team di riferimento, l’esperienza passata ha dato si elementi positivi, ma anche di difficoltà di rapporti, quindi sarà un bene che i ragazzi delle due cilindrate siano ancorati ai propri team, come anche suggerito dal nostro tecnico Traversini”.
Parlando di Velocità… poco, pochissimo pubblico alle gare, biglietti troppo cari o passione in crisi di identità?
“Biglietti cari direi di no, almeno a livello italiano. Certo se parliamo dell’aspetto mondiale la cosa è un po’ diversa. Certo in quel frangente i biglietti sono cari ed una famiglia media non può permettersi di sostenere qualche centinaia di euro per il GP tra benzina, mangiare e soprattutto i biglietti d’ingresso in circuito… Ed anche se Misano ha fatto quest’anno una politica diversa rispetto al Mugello, rispetto al 2011, effettivamente c’era meno pubblico sugli spalti. Per ciò che concerne la passione invece non lo so: il fenomeno Valentino attira sempre pubblico che è li per lui e per lo spettacolo, così come oggi inizia ad accadere per Fenati. Credo che la gente sia sempre alla ricerca dell’idolo, di appassionarsi al pilota e questo non è cosa facile da gestire anche per noi”.
Come sta lavorando la nostra Federazione per superare questo momento e riportare i più giovani nello sport motociclistico a tutti i livelli?
“Abbiamo tutta una serie di programmi dedicati già in atto, tra queste le scuole di avviamento Enduro, Trial ed anche nel Motocross, poi ci sono i progetti della Commissione Sviluppo che va a prendere i ragazzini fuori nelle dagli oratori, dei campetti di periferia, fuori dalla chiese ecc, con il supporto dei vari Motoclub che hanno compreso l’importanza del progetto. Francamente stiamo notando che i campioni non escono perché è diminuita la platea su cui scegliere e questo è dovuto al calo di giovanissimi che si avvicinano all’attività sportiva. Nel 2012 ad esempio, abbiamo avuto un incremento di partecipazione nelle Minimoto… Nel Motocross, Minicross e Minienduro siamo stabili, ma non viene fuori il ragazzo giusto che abbia ha il coltello tra i denti… Il perché? Tanti perché… L’aspetto principale è a mio avviso quello sociale, perché oggi i ragazzi hanno davvero tutto mentre i grandi campioni vengono da famiglie che hanno in qualche modo avuto problemi, oggi i ragazzini hanno in mano l’IPad a cinque anni…e non hanno fame. Lo vediamo anche noi sulle piste, non sono determinati come quelli di una volta, non c’è fame e forse anche una vera passione, spesso più presente nei genitori che, magari, sono disposti a far correre i loro figli con team di alto livello, senza magari raccogliere nulla, perché nei loro figli non c’è quella passione vera o quel talento”.
A livello nazionale/locale arrivano delle normative importanti, prima tra tutte quella dell’obbligo del defibrillatore e personale addestrato sui campi di gara…
“Abbiamo avuto quest’anno due persone decedute per infarto, una nel motocross ed una nell’enduro, anche se queste persone sono decedute mentre erano ferme… Senza sapere che ci sarebbe stato in tal senso un obbligo di legge, avevamo già deciso di emanare una normativa che prevedesse, su ogni impianto di motocross o ogni autodromo minore (perché i più grandi hanno tutto ed anche di più), un defibrillatore con personale addestrato. Ad oggi sono poche le polemiche per questa scelta: non è vero ad esempio che sul campo debba essere d’obbligo un medico ma, piuttosto il personale deve essere preparato con dei corsi presso il 118. Perché i nuovo defibrillatori semi-automatici, sono di semplice utilizzo, perché già applicandolo è in grado di “capire e scegliere” la giusta procedura da eseguire, poi indicata sulla macchina. Certo fare questi corsi al 118 non è semplice e ci vuole tempo e lista di attesa e quindi probabilmente dovremo rivedere qualcosa, ma di fatto dovevamo mettere una data di base”.
Mi scusi, una caduta banale, chi muove il pilota a terra e con quale responsabilità?
“Questo però non è da legare al defibrillatore… Tenga conto che la nostra preoccupazione non sono tanto le gare, perché in queste c’è fissa una o più ambulanze con personale medico, il problema si presenta nelle sessioni di allenamento perché in verità, quasi tutti gli impianti in questa occasione, non hanno un numero di persone sufficiente a coprire l’intero tracciato dell’impianto. Se oggi si fa male qualcuno e nessuno lo vede, quel pilota oggi potrebbe rimanere li per ore…E per questo stiamo cercando di creare delle normative di omologazione che prevedano dei punti fissi per i commissari di percorso fissi anche negli allenamenti, dotati di radio trasmittenti e questo per avere la situazione sotto controllo. Paroldo ad esempio, impianto dove si è recentemente corsa la sfida Minicross Italia-Francia, si è dotato di mini telecamere su tutto il tracciato e luci di segnalazione con sonoro a sirena quando un concorrente cade o è in una situazione di pericolo. E parliamo di un investimento di poco più di 11.000 euro”.
Ma la Federazione aiuterà i MC per far fronte a questa normativa, oppure tutto è “lasciato” al gestore della pista o titolare del MC?
“Parliamo di un investimento di 2500 euro! Se un Motoclub non è in grado di sostenere una spesa del genere, beh, forse è meglio che chiuda… Noi come FMI abbiamo dei fondi a disposizione sui Comitati Regionali per degli investimenti giusti come ad esempio la realizzazione di un impianto di irrigazione che, se chiesti, possono essere erogati… Il problema a mio avviso è un altro. Oggi nel motocross è troppo basso il costo degli allenamenti che viene chiesto dai Motoclub ai singoli piloti, che magari arrivano in circuito con camper da centinaia di migliaia di euro! Non è possibile chiedere 10 euro per una giornata di prove libere, anche se qualche Motoclub ci ha risposto che se il prezzo si alza, la gente andrebbe ad allenarsi da un’altra parte. Vero non vero, insomma questa cosa va rivista nel suo complesso”.
Parliamo un po della Velocità, delle misure adottate per far crescere i ragazzi…
“Cinque anni fa abbiamo deciso di assumere la gestione del Campionato Italiano Velocità. A questa è seguita la scelta di persone per l’area tecnica. Così abbiamo individuati quattro personaggi chiave che, nel loro passato, aveva diretto team importanti, maturando così una grandissima esperienza sul campo. Messi attorno ad un tavolo gli abbiamo chiesto come far crescere i ragazzi a partire dalla minimoto; la risposta è stata che avremmo dovuto far correre i ragazzi all’interno di competizione dove corrono gli adulti, un modo formativo per prendere subito le misure della pista. Avevano ragione. A questo è seguito l’ingresso di ex piloti, da me voluti perché ricchi di esperienza e carisma ma soprattutto perchè in grado di gestire e capire i piloti.Ed ecco quindi piloti che sono diventato tecnici come Migliorati e Locatelli. Stanno crescendo bene devo dire e sanno lavorare anche con i team, cosa non semplice come può immaginare…”.
E del nostro Minicross… che sembra crescere sempre più. Un suo parere su questa categoria che va verso una crescita professionale dei team e dei piloti
“Beh insomma… Direi che sta crescendo una buona platea ma non ottima. C’è sempre però il solito problema, quello dei genitori che creano difficoltà a noi come Federazione, ai team, ai ragazzi ecc. Il motivo è che ritengono di saper allenare i loro figli, specie quando in famiglia c’è stato un componente che ha praticato il motocross. Questo purtroppo ci ha fatto perdere per strada dei ragazzi che, al contrario, potevano diventare delle giovanissime realtà. Inevitabilmente poi si sono fatti male perché non pronti e questo li ha bloccati, magari per un’intera stagione… A mio avviso sono stati mandati avanti troppo velocemente nel Mondiale, ma sono innegabili le gravi colpe dei genitori, dei team che spingono questi ragazzi a crescere troppo velocemente, almeno in alcuni casi…”
…però non dimentichiamo le belle prestazioni nella sfida Italia-Francia…
“Si certo è un bel risultato però leggiamolo bene… Non c’erano i migliori francesi, questo va detto. Questa è un’iniziativa che abbiamo voluto profondamente io ed il Presidente Jacques Bolle ma di fatto l’avevamo pensato come un qualcosa di più alto livello… Ma non è detto che arriveremo a questo prima o poi. A parte il rapporto di amicizia che mi lega al Presidente della FFM , l’ipotesi di base era quella di sviluppare delle gare all’interno dei Campionati Nazionali e questo a causa dell’eccessiva compressione – che vale per tutte le Federazioni nazionali – dell’attività agonistica mondiale dell’organizzatore Youthstream, che continua ad anticipare i tempi d’inizio del Campionato Mondiale MX… Questo comprime di fatto lo svolgimento degli Internazionali d’Italia tanto è che per il 2013 siamo molto in difficoltà… Strada facendo quindi, ci siamo resi conto che non sarebbe stato possibile, in tempi brevi, arrivare a questo obiettivo e quindi abbiamo ripiegato sul Minicross, pensando a questo trofeo Italia-Francia che, di fatto, è un qualcosa di itinerante, tant’è che nel 2013 saremo noi ad andare in Francia per questa sfida. Non nascondo che l’iniziativa nasce anche dalla possibilità di scambio tecnico visto che, al momento, la Francia sta facendo veramente soffrire i nostri piloti in termini agonistici, non solo nel motocross ma anche nell’Enduro. I piloti francesi vivono quindi un grande momento di risultati e di altissimo livello agonistico, anche se sono convinto che questo fattore sta finendo anche da loro…”
Perché tutto questo, dov’è la sostanziale differenza?
“Certo, andiamo a vedere dove i piloti francesi sono fortissimi… La differenza è che in Francia i piloti sono stati messi tutti a “pane ed acqua”, l’equivalente delle nostre Fiamme Oro, del nostro Esercito in pratica! In pratica questi ragazzi sono cresciuti con un grande rigore sportivo, personale, non solo legato alle prestazioni ma a tutta una serie di componenti formative individuali. E se, dopo un paio di anni, non arrivano i risultati, vengono rimandati a casa. In questo modo vengono fuori i campioni… Si è vero se c’è il talento…ma sono emersi quelli con il coltello tra i denti. La vedo così, se hai fame vieni fuori”.
Lo sa che anche Alfredo Lenzoni la pensa così…
“Si i nostri ragazzi non hanno fame e continuano a mangiare troppo, e questo è il grave problema. E poi ovvio, in questo momento di recessione pesa il budget globale della stagione. Alla fine ci vogliono almeno un paio di moto e, specie ora, le moto non si vendono e le famiglie devono pensare a far quadrare i conti… Lo dico senza problemi, noi ci aspettiamo un 2013 di lacrime e sangue, un calo netto delle attività agonistiche (che sarà più violento nella Velocità e, se nel 2012 ha tenuto ancora la passione, l’anno che verrà si dovranno fare i conti con gli alti costi del nostro sport ma non solo”.
Non crede nel Minicross Presidente?
“Non è che io non creda nel Minicross, certo che ci dobbiamo credere…La sfida Italia-Francia ci ha dimostrato che ci sono dei ragazzini che possono crescere bene e che qualcuno può venir fuori ma, sarà difficile portarli avanti perché ci sono e ci saranno delle difficoltà non solo legate ai costi, come accennavo prima. Mi riferisco anche al fatto che stiamo parlando di ragazzi che hanno 8/10 anni e che possono stancarsi e decidere di fare altro… Esistono anche dei problemi sociali, le famiglie sono quello che sono e tanti altri fattori che rendono questa crescita ancora più complessa”.
Perché spesso parlando con i piloti, si ha spesso la sensazione che, in qualche modo, si sentano un po’ abbandonati dalla nostra Federazione? Cosa può dire a quanti sostengono questo?
“Questa è una nostra grandissima carenza, malgrado gli sforzi che facciamo… Noi non riusciamo a spiegare, non solo ai piloti ma anche ai tesserati, ai club, cosa realmente facciamo. Probabilmente la nostra struttura è un po’ datata e questo rende faticoso spiegarci alla massa. Spesso siamo visti come degli esattori, senza comprendere gli sforzi interni e della nostra comunicazione. Le poche volte però che riesco a parlare con gli appassionati direttamente, come nel caso delle recenti nuove normative legate al fuoristrada, pur partendo con delle polemiche da parte degli stessi, man mano che spieghiamo le cose, veniamo compresi e spesso riconoscono la nostra ragione, i nostri sforzi. Quindi questo significa che qualcosa non funziona nelle fasce più basse legate alla nostra comunicazione”.
Si avvicina EICMA, quale messaggio vuole lanciare FMI in questa grande occasione motociclistica?
“Ancor oggi stiamo valutando se potremo andare all’EICMA, anche se in forma ridotta ma non possiamo mancare questo appuntamento… La situazione è critica per le Case perché le vendite sono bloccate per via del delicato momento legato alla crisi. Siamo davanti realmente a problemi immani”.