Un bell’esemplare della mitica Gilera 124 5V RC: il suo è un proprietario particolare, Vittorio Argento, Vice Direttore di RadioUno Rai e dei GR, grande appassionato anche di volo e restauro…
Il mondo delle moto d’epoca non è solo sublimazione dell’ego ma un concreto risveglio dei sensi legati alla passione per le due ruote… Dietro ad ogni modello storico, non abita la solitaria storia di una vecchia moto ma, soprattutto s’incastra quella di una persona, di un appassionato che sceglie, sempre in modo nostalgico, un preciso modello del passato, quasi per “ricostruire” una storia che ha origini lontane. Magari celata da un semplice ricordo adolescenziale.
Come per molte, anche alle spalle di questa Gilera 124 5V Regolarità Competizione del 1971, c’è una storia individuale: quella di Vittorio Argento (Vice Direttore di RadioUno Rai e dei GR), persona di grande sensibilità che fa della sua schiettezza la sua migliore arma segreta. Un’intervista per certi aspetti molto profonda e che entra nelle viscere delle cose, mettendo in evidenza l’elemento lavoro, professione, quello che ti ricopre di stressanti responsabilità e che, alla fine, assorbe risorse individuali e tempo fino al punto di farti dire basta… Ogni vita, la nostra vita è un mondo davvero particolare, unico e tutto da scoprire. Si nasce, si cresce, ci si evolve e si scopre la vita, i propri interessi. E poi c’è il mondo del lavoro, che ci accompagna per una vita, ci distoglie, a volte piacevolmente, da tutto il resto, prendendosi quasi tutto di noi, del nostro tempo, dei nostri ritmi, della nostra voglia di fare anche altro…
Tutto questo fa parte della vita, dell’evoluzione individuale di ognuno di noi, anche se, a volte, subentra uno stato emotivo che ci fa sentire stanchi di tutto. Dico questo perché, dopo aver fatto questa intervista a Vittorio Argento, ho solo avuto un’ulteriore conferma di come e quanto le cose stiano cambiando attorno a noi. Al punto tale che anche la passione sembra venire meno in certi momenti, perché stufi di essere immersi in un sistema complicato che “aspira” violentemente tutto intorno a noi, lasciandoci pochi spazi “ludici”, che invece servono per staccare e ricaricarsi.
Ma, la vera protagonista di questa storia, è la Gilera 124 5V RC, arrivata nella mani di Argento così come la vedete, solo pochi ritocchi che l’hanno resa ancor più affascinante nel ricordo di tempi più “aperti”, quando la moto accompagnava con leggerezza le nostre vite…
Cosa c’è alle spalle di questo acquisto, la sua Gilera 124 5V RC del 1981?
“Direi che si tratta di un virus ricorrente, un po’ come la febbre “quartana”, quella che dura quattro giorni per intenderci. Ciclicamente, ogni appassionato di veicoli d’epoca, cerca prima o poi di smettere di dotarsi di mezzi storici di ogni tipo che abbiano un certo legame con il passato. Compra, vende, dicendo a se stesso di lasciar perdere, anche se poi ci ricade inevitabilmente. Forse tutto questo si alterna con il proprio stato umorale, un po’ come quando ci si rimpinza di cioccolatini per compensare le carenze di affetto”.
E nel suo caso, qual è stata la molla?
“Per quanto mi riguarda, avendo lavorato sin da bambino su parti e componenti meccaniche – come quando montai un motore Mosquito sulla mia bicicletta – sono abituato a vedere le cose con un occhio decisamente più attento. Molti anni fa acquistai una Gilera 124 RC simile a quella oggi fotografata, ricordo che la smontai tutta, pezzo per pezzo, catalogando, in piccole bustine di plastica ogni singolo pezzo e la sua collocazione. Alla fine la regalai ad un collega…
Ben sapendo che queste cose le puoi fare quando hai molto tempo libero, cosa che oggi non ho, l’unica alternativa possibile per me, era acquistare una moto su cui, messa a punto a parte, non ci sarebbe stato molto da fare. Questa Gilera l’ho comprata ad Udine, tramite un amico ed un conoscente ex crossista che, quando la vide, mi comunicò che la moto era davvero perfetta. Detto fatto quindi, la moto venne caricata in una monovolume e portata a Roma. Spesso mi chiedo come sia potuta arrivare a me così perfetta, nonostante gli anni di vita stampati sul suo libretto! Sono bastati pochi ritocchi, aggiungere quello che mancava, qualche cromatura qua e la’ e la moto è esattamente come la vedi…”
Da dove nasce la sua passione per la meccanica?
“Il vero motivo non lo so… Mio padre era un ingegnere e certo possedeva una grande passione e manualità che mi ha trasferito, anche se la sua manualità era scaturita dalle conoscenze tecnologiche apprese all’Università, mentre la mia invece è ricavata dalla sua… Credo sia questa la diversità, basti pensare che in casa mia non è mai entrato un tecnico per riparare qualsiasi cosa meccanica o elettromeccanica perché se ne occupava mio padre. Quindi sono nato con il cacciavite in mano, tanto che si racconta che in casa tendevo a smontare tutto, un pericolo quindi… Poi è normale, fin da bambino, orientarsi verso gli oggetti a te più vicini, come la bicicletta ad esempio”.
Ma la moto che sensazioni le regala alla fine?
“Premetto che con le moto ho chiuso! Sono arrivato a questa età lungo un percorso di oltre quarant’anni di due ruote, iniziato quando avevo appena 12 anni. I fattori concomitanti sono essenzialmente due: uno che la passione per la meccanica oggi si infrange con la modernità delle produzioni attuali che certo lasciano poco spazio alla manualità, come nel caso della parte motoristica, che oggi necessita del PC per qualsiasi messa a punto. Dall’altra parte poi, ti accorgi che non hai più quella dose di incoscienza, di freschezza che le moto moderne impongono, come dimostrano i tanti incidenti concentrati nei fine settimana, anche perché queste moto lasciano poco spazio all’errore e non sono certo il mio Gilera, in termini di prestazioni…
Dopo 18 moto e qualche ammaccatura qua e là, come tutti, mi sono detto che era meglio non rovinare questo palmares. Mi rendo conto con il passare degli anni, che le cose che fai nella vita, sono in realtà l’imprinting di ciò che hai dentro fin da bambino; ti ho fatto vedere la mia Jeep Willys, restaurata in modo molto preciso e fedele… Bene, questa vettura ha un senso nella mia vita. Da qualche parte ho una foto di quando ero piccolo che mi ritrae su una giostra a Cassino, c’erano molte macchinine, ma io scelsi la jeep e questo, in qualche modo, ripropone quel qualcosa che ho dentro e che poi mi ha portato ad acquistarla in età adulta…”
Ma le moto non sono l’unica passione…Ci sono anche il volo, gli aerei…
“Anche lì, ad esempio, è un periodo che ha una sua collocazione. Se devo dirla tutta, prima delle moto per me son sempre venuti prima gli aeroplani, anche se la moto è un buon surrogato. Sfruttando la mia professione e la competenza nel settore, continuo a seguire le notizie di carattere aeronautico… Ho volato almeno una decina di volte con i caccia,. ma, anche in questo caso, basta… C’è un tempo per fare tutto: volare con un caccia ad esempio, pur se il volo si prospetta tranquillo, è una cosa impegnativa ed affaticante dal punto di vista fisico, hai molta roba addosso, se sei in scia di un altro caccia, saltelli come fare motocross per la turbolenza, l’interno è scomodo e l’aereazione è quella che è… Insomma, l’ho fatto, mi sono divertito, ho anche volato con la nostra Pattuglia Acrobatica ma ora basta… Oggi mi rendo conto che, anche in auto, la mia velocità di guida si è ridotta e vado piano, tranquillo”.
Forse il suo lavoro prende molto della sua vita?
“Come tutti i lavori ad alto stress, nel mio caso nella fascia dell’alba del GR mandiamo in onda circa sette giornali radio, quindi un grande impegno da gestire anche interiormente, manca quella continuità mentale che possa garantire di lavorare a casa, per piacere, con serenità. Quando torno a casa sono molto stanco, quindi meglio spostarsi verso altre forme di sublimazione godereccia, come nel caso della ricerca del manuale della moto d’epoca o delle chiavi di riparazione originali della mia moto, ecc.
Andare avanti nell’età, invecchiare se vuoi, si porta dietro la necessità di dosare gli sforzi, anche perché oggi certe cose magari ti vengono meglio rispetto a quando eri giovane e viceversa. Ogni età ha cose magnifiche da fare, non capisco la corsa scatenata al giovanilismo…perché? Sono felice di ciò che faccio e non ho rimpianti e questo mi rende orgoglioso”.
Segue le gare moto o la Formula 1?
“Non molto, non più… A volte mi guardo le gare del Mondiale SBK. All’inizio della mia carriera seguivo molto di più la F.1 ad esempio, ma oggi è cambiato molto il mio rapporto con l’informazione, oggi poco felice, tanto che, come vedi, su questi telecomandi è molto che non premo i tasti… Se guardo un GP mi addormento, un po’ meno con la MotoGP che regala poche emozioni reali, al contrario della SBK, le cui gare non sono mai noiose. La F.1 non la vedo proprio più invece, forse perché l’ho vista da vicino per tantissimi anni al punto di non poterne più. Ricordo, anni fa, a Vallelunga quando Gilles Villenevue prese contatto con la Ferrari per la prima volta. Aveva i vecchi marchi sulla tuta coperti con il nastro adesivo…roba d’altri tempi insomma”.
Possiamo ricollegare questo suo “atteggiamento” al precedente tema della manualità, oggi poco conosciuta nello sport motoristico in genere, perché la performance è più affidata all’elettronica ed alla tecnologia?
“Non credo sia questo, ritengo invece e più semplicemente che sia solo un discorso di saturazione, visto che ho sempre lavorato con grandissimo dispendio di energie. Quando ti butti a capofitto nel lavoro in questo modo “violento”, alla fine, non ne puoi più. Oggi la mia soddisfazione è invece sapere che ho installato il ripetitore per il telefono cellulare in casa e, quando vedo come ho fatto passare i fili, i cavi e tutto il resto, mi sento soddisfatto in pieno. Così come accade per i lavori in casa, dove sfrutto tutta la mia manualità, che spesso metto a disposizione di chi mi è vicino”.
Un suo sogno da qui a….
“Uscire prima possibile da questo meccanismo dell’informazione, in cui non mi riconosco più, non è più il mio… Lo scorso 17 gennaio sono passati ben 37 anni da quando scrissi la mia prima notizia per una radio privata fiorentina, si trattava della presentazione della scuderia Marlboro Agostini ed era il 17 gennaio 1976. Dopo 37 anni sono stanco, il mondo dell’informazione è cambiato tantissimo… Oggi il mio sogno è andare in pensione tra un po’ per dedicarmi alle mie tranquille passioni, come ad esempio rimettere a posto la carrozzeria della mia Willys, ma senza fretta, una cosa alla volta. E se poi arrivasse la fine, beh, almeno me ne andrei facendo ciò che mi piace davvero e non magari davanti al PC della mia scrivania dove lavoro…”