Correre a 60 anni non è tanto un record quanto una bella soddisfazione. Francesco Arioni, come tanti, torna in pista dopo tanti anni per una gara nella BOT 2V ed è come tornare sulle giostre. Sentimenti ed emozioni in questa intervista…
L’idea era nella sua testa da tempo, però, come spesso facciamo, le “iniziative troppo personali” vengono spesso rimandate ad altra data… Una passione di famiglia quella degli Arioni, visto che il nostro collaboratore Paolo, ha vinto quest’anno il KTM Duke 200 Trophy e lo ha fatto gara dopo gara, usando strategia e silenzio quale migliore arma per battere gli avversari in pista. Ma oggi parliamo di papà Francesco, no, non sua Santità, ma Arioni Senior, 60 anni a breve ed una passione per le due ruote che hanno radici lontane ma, soprattutto, molto ben radicate fin dalla più tenerà età.
Parole per tutti gli Over e non solo per piloti…
Ho deciso di fare questa intervista, non tanto per il risultato di gara, quanto per far capire a tutti quegli appassionati Over, che, la mente umana, può tutto ad ogni età. 60 anni non sono tanti (ed infatti non è ne il primo ne l’ultimo ad averlo fatto) ma sono abbastanza per essersi creati un futuro e quindi la famiglia, la casa, i figli oltre alla giusta compagna di vita… Ma non è tutto, visto che la passione ha sempre spinto a manetta nel cuore di Arioni Senior: tante gare alle spalle, qualcosa di rotto come è normale che sia per un pilota, ma un carattere legato alla pista, alla passione vera, quella che ha riempito scaffali e scaffali di riviste nei suoi anni di due ruote.
Sensazioni uniche, di sempre…
Francesco quindi ha deciso, spinto anche dal figlio Paolo, a partecipare alla BOT in sella alla sua bella Paul Smart, moto di cui è gelosissimo… Tante sensazioni da raccontare e che emergono sincere e trasparenti in questa intervista, dove passione, amore per le corse, metodo, si miscelano con la voglia, il desiderio di non mollare mai nella vita, ritardando ad altra data l’atto di appendere il casco al fatidico chiodo…
Tanti amici a Vallelunga nella sua gara che lo hanno accolto simpaticamente, in modo goliardico, tra penne all’arrabbiata ed i fogli di tempi… Una mission per Francesco quella di esserci, se l’era promesso di tornare in pista per una gara, per risentirsi vivo, per acciuffare quella sana adrenalina che poi fa teatro per il resto del mese, perchè è una bella sensazione esserci stati, lì, in griglia, in mezzo agli altri. E poi lo start, la prima curva, tirare fuori il massimo dal poco di cose che si ricordano e che certo mai vanno via dalla mente. Emozioni sane, belle da raccontare, forse anche un monito per i più giovani, perchè passione è anche non mollare mai…
Esperienza che cambia passo nella testa…
Certo un’esperienza viva al 100% e che ha riacceso la voglia di correre, anche solo per un giorno. Tutto vero, tutto bello, tutto assolutamente magico oltre che inaspettato. Come la telefonata della moglie a fine gara, o Paolo che preparava la moto prima del via, allontanando tutti dal perimetro di emozioni del padre, quasi per fargli gustare in single quel momento bellissimo. Alla faccia dei suoi “quasi” 60 anni! Ed ora la parola a Francesco Arioni, nuovo, divertito, combattivo ma anche umile, senza mai essersi montato la testa e vivendo, giro dopo giro, questo bel regalo dalla vita…
Come ti sei preparato alla gara, era un sacco di tempo che non scendevi in pista?
“Beh usare il termine preparato mi sembra eccessivo… L’idea di correre nella BOT è stato un qualcosa deciso all’ultimo momento, visto che non pensavo minimanente di fare questa gara, anche perchè, nei miei programmi, c’era la gara di mio figlio Paolo che poi, per motivi vari, non ha corso. Quindi, sulla scia dell’amichevole pressione di alcuni amici di battaglie in pista, mi sono spinto oltre ed ho deciso di partecipare ma, soprattutto, di ritornare dopo sette lunghi anni. Non ti nascondo che nella mia mente c’era un po’ di timore, perchè essendo persona che prende ogni impegno in modo serio, sapevo che non ero fisicamente preparato dopo così tanta lontananza dalle gare. Per fortuna però, avevo a disposizione la mia bellissima Paul Smart di serie a cui sono molto legato oltre che geloso e quindi avrei voluto evitarle qualsiasi problema, anche se, alla fine, è stata la scelta giusta per me. Alla fine però, mi sono divertito tanto oltre che ben difeso in gara…”
Cosa hai pensato quando sabato per le libere ti sei infilato di nuovo la tuta?
“Il primo impatto è stato di nuova scoperta, anzi riscoperta! Ero felice come un bambino ma, nelle prime tre curve sono rimasto male perchè ho subito notato la perdita dei miei automatismi apri/chiudi, nel senso che cervello e comando del gas non erano poi così in simbiosi… Ero tutto nuovo per me e questo mi ha un po’ demoralizzato, soprattutto perchè abbiamo dovuto concentrare tutto il lavoro di messa a punto il solo sabato senza quindi approcciare alla moto in modo rilassato il venerdi. Prove libere il sabato mattina quindi, poi le prime ufficiali con pioggia il pomeriggio, fattore che non ho potuto gestire al meglio perchè non avevo con me i doppi cerchi e quindi sono sceso in pista con gomma anteriore da bagnato e posteriore da asciutto, senza dimenticare il fatto cha anche tutto il resto, come i rapporti, il setting delle sospensioni, è stato fatto in 15″… Nel complesso però, è andata bene, pur guidando sempre in punta di piedi e, la soluzione del mix di gomma, l’avrei comunque presa, visto che si è rivelata ottimale”.
Giorno della gara: quali sensazioni la domenica mattina appena svegliato?
“Inspiegabilmente ero molto sereno e tranquillo. Avevo preso la cosa nel modo giusto senza caricarmi troppo di ansia, sapevo che, dopo così tanto tempo di lontananza dalla pista, ciò che sarebbe venuto fuori dalla gara sarebbe stato comunque guadagnato”.
Giro di ricognizione, poco al via, schieramento: cosa hai pensato a 5″ dal via?
“Mi sentivo tranquillo. Durante il giro di ricognizione ho subito avvertito un’impressione molto positiva anche in funzione che era la prima volta del fine settimana che giravo su pista asciutta… Le Pirelli mi hanno dato subito molto feeling sull’anteriore ed è stata una bella sorpresa, tutto sembrava lavorasse al meglio, l’unico dubbio era la partenza…”
Gli avversari di sempre che ti hanno rivisto in griglia cosa ti hanno detto?
“Mi hanno accolto in modo positivo ed è stato bello ritrovarsi. L’atmosfera qui non è quella del Mondiale ovviamente, quindi siamo tutti giocosi, divertiti ma soprattutto appassionati… C’è sempre stato grande rispetto tra noi, ma la gara è la gara ed ognuno sapeva bene che avrebbe cercato di correre al meglio”.
Tuo figlio Paolo come ha reagito all’idea di papà in gara a 60 anni?
“Paolo ha accettato molto bene la cosa e devo dire che mi ha spinto anche lui a farlo, visto che era una vita che me ne parlava anche se io prendevo tempo”.
Raccontaci la gara allora…
“Ero lucido, ho cercato subito lo spazio dove inserirmi mentre ero concentrato sullo stacco frizione, anche questa una cosa che non facevo da tanto tempo in gara. La Viterbo era lì davanti a me dopo 20 anni che non si correva più sul corto di Vallelunga che, tra l’altro, è anche cambiato. Sapevo che dovevo tenermi largo in entrata e non volevo rimanere imbottigliato nel gruppo, ero sereno e non volevo esagerare anche perchè non dovevo dimostrare nulla ed è stata soprattutto un’esperienza speciale per me stesso. Era una vita che non provavo quella sensazione da 0 a tutto gas, fare i primi giri al mio massimo nel massimo delle mie possibilità, una sensazione meravigliosa e che ti fa sentire pieno di vitalità ed adrenalina”.
E poi?
“Mi sono violentato per non guardare i giri che mancavano alla fine della gara… Poi, quando ho deciso di guardare, mancavano solo tre giri e mi sono rilassato forse un po’ troppo. Poi c’è stata una sfollata all’uscita della curva Roma, cosa che ha fatto si che qualche avversario si riavvicinasse per superarmi… Per il resto è stata un’esperienza positiva: ultimamente avevo nella testa strani pensieri, come ad esempio che fosse finita ed invece, questa gara, mi ha riacceso una voglia incredibile…”
Allora correre a 60 anni cosa ti regala?
“Questo mi ha regalato una grande impressione: anni fa, un certo Benito Savoia, vinse una gara a 60 anni nelle Classiche – oltre che svariati Campionati – e questo aneddoto mi fece capire molte cose sulla longevità della passione… Oggi mi trovo a 60 anni nella stessa situazione e mi è venuta voglia di correre ancora, scacciando quei pensieri negativi che spesso vengono e assalgono la mente quando si fanno bilanci di vita… Quindi, primo o ultimo non è importante, basta la passione che accende il sentimento di esserci, di stare nella mischia di gara, di garantirsi l’adrenalina giusta non solo nella gara ma anche e soprattutto poi nel quotidiano individuale”.
Ed ora cosa manca…?
“Anni fa, quando tornai da Daytona, venne fuori un nome su tutti per chiudere in bellezza, il Tourist Trophy! Alla fine però l’avrei fatta in quel momento, preso dalla scia della gara in terra americana, ma oggi, ben più lucido, comprendo che il TT è magico ma è anche molto particolare come gara…”
Cosa hai trovato di diverso parlando delle gomme attuali?
“Altro pianeta! Ne parlavo con l’Ing Merati della Pirelli e non mi aspettavo tanta evoluzione nelle gomme: si, immaginavo, sapevo della loro evoluzione, ma oggi ho compreso bene il perchè di certi tempi in pista. La cosa però che mi rende soddisfatto, è aver retto, aver corso una gara dignitosa, senza sfruttare al massimo la moto ma, soprattutto, le gomme, proprio perchè ancora non avevo compreso fino a che punto sono oggi in grado di supportarti. Ma, già dal pronti via, ho sentito la grande differenza di grip così come ho avvertito che la moto rispondeva in modo rapido, efficacie, veloce e questo è merito delle gomme e della loro incredibile evoluzione tecnica”.
(Si ringrazia il MC GMC di Roma per la collaborazione nella persona di Claudio Gregori)