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    PROVA: ALP 200 VS DACIA DUSTER

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    Sfida offroad ma anche sfida sulla praticità d’uso e facilità di guida: Dacia Duster 4×4 e Beta Alp 200 sono veicoli concepiti per il tempo libero, per spostarsi in città o per “aggredire” terreni difficili senza esclusione di colpi…

    Ci sono stati un miliardo di motivi che mi hanno portato a questa prova. Primo tra tutti il colore bianco, che si contrappone “violentemente” a quello del fango, quasi in un gioco di sfumature che invadono la dominante chiara; poi c’è l’effetto freeride, ovvero spazio al divertimento puro, all’evasione, per regalarsi un momento di puro divertimento totale. Senza dimenticarci del “fattore praticità”, che sia su due che su quattro ruote diventa un elemento fondamentale per l’uso di questo o quel veicolo in un ambito polivalente.

    E dentro tutto questo non scordiamoci del prezzo d’acquisto, che deve rimanere low a fronte di una scelta che va verso l’economia di gestione, la facilità d’uso, un certo grado di comfort e, non ultimo, il fattore consumi, ovvero dimenticarsi di aver fatto il pieno di carburante…

    Su questo scenario quindi sia Dacia Duster 1.5 dci 4×4 che Beta Alp 200, rappresentano il massimo per chi cerca praticità d’uso ma anche un gradiente di divertimento che, all’occorrenza, può essere “messo su strada” senza troppa fatica ne impegno per chi guida. Insomma due “amiche” dell’utente medio, perché in esse sono racchiuse tutte le aspettative del cliente “easy” o, se preferite, quello che ama una fetta di avventura a più livelli… Ovvero, strade di campagna, tracciati con terreno “difficile”, tratti innevati o caos cittadino, dove però, l’elemento agilità diventa fondamentale. E sia la Duster 4×4 che la Alp 200 sono “piene” di questo aggettivo e anzi ne fanno la loro carta vincente.

    La Beta Alp 200: linea essenziale, obbiettivo praticità

    Non c’è molto da guardare ma è proprio questa la grande forza della piccola ed agile Alp 200, moto che piace e che ha ricevuto, fin dal suo ingresso sul mercato, un consenso unanime circa la sua estrema praticità, tanto da spingere l’Azienda di Rignano sull’Arno a renderla fruibile a tutti, grazie alle versioni 125 e 400 cc che ne fanno una vera gamma in cui scegliere.

    Una trial stradale o una moto da moto alpinismo? Piuttosto Alp 200 è una moto divertente, agile, economica ed alla portata di tutti, che sembra nata anche per l’uso cittadino, grazie ai 108 kg a secco… L’occhio esaurisce le sue forme in pochi secondi, merito di un design molto azzeccato che punta all’essenziale, senza fronzoli. Spiccano le ruote grandi, da 21 e 18” dotati di pneumatici tassellati ma anche quote agilissime, con i soli 1370 mm di interasse ed un’altezza sella di 830 mm.

    Plastiche e design: spazio all’agilità

    La parte frontale è tutta per la ruota da 21” e per la forcella sulla cui sommità spicca la minuscola palpebra che ingloba il proiettore e gli indicatori di direzione; tutta la parte alta della moto rappresenta lo styling della Alp, con il gruppo convogliatori/sella, un tutt’uno con il parafango posteriore, attraversato dalle due maniglie posteriori. Quindi convogliatori, sella e parafango posteriore, vengono via tutti insieme in caso di smontaggio. Il serbatoio carburante infine, – da 6 litri – è nascosto dalla struttura plastica.

    Il propulsore Suzuki è parte integrante della Alp 200 con il telaio a vista sia nel tratto discendente anteriore che nella zona centrale/posteriore. A rendere ancor più “agile” la vista, ci pensano le plastiche che avvolgono la monocilindrica Beta, rastremate e ben proporzionate.

    Ciclistica semplice che nasce per la massima maneggevolezza

    Come dicevo, il progetto Alp, è forte di una tradizione legata all’economia di gestione oltre che alla massima funzionalità. Così, in casa Beta, si è cercata la massima maneggevolezza grazie al telaio in acciaio a doppia culla chiusa, soluzione che aiuta a contenere peso ed ingombri e garantendo nel contempo una grande agilità in più situazioni.

    Con i suoi 2085 mm di lunghezza massima, Alp 200 è un mostro di essenzialità anche nei contenuti della ciclistica stessa: la forcella Paioli, classica e non a caso, ha steli da 38 mm mentre il mono posteriore, regolabile nel precarico molla, lavora su un lungo forcellone in acciaio.

    Pneumatici tuttoterreno

    L’impianto frenante conta sul disco anteriore da 245 mm (dimensionato anche in funzione del peso ridotto generale della moto) con pinza a doppio pistoncino e posteriore da 220 mm, su cui lavora pinza monopistoncino. Le coperture sono 90/90×21” davanti e 120/80×18” dietro e sono di tipo “trialistico” con tasselli molto morbidi e che possono essere gonfiate/sgonfiate in base all’uso della moto.

    Motore: affidabile “duemmezzo” Suzuki: un vero “macinachilometri”

    La scelta, come per le altre Alp, è caduta sul monocilindrico monoalbero Suzuki da 199 cc raffreddato ad aria. Si tratta di un affidabile ed economico, ma soprattutto robusta, unità motrice con alesaggio di 66 mm per una corsa di 58,2 mm compresso 9,4:1 e dotato di cambio a 5 rapporti, con trasmissione finale pari a 15/48m rapporto azzeccato per la ALp 200 che gli consente di esprimersi anche sui tratti extraurbani, con una discreta velocità di rendimento.

    Non c’è l’iniezione ma un bel carburatore Mikuni BST da 31 mm che respira in una scatola filtro ricavata nella “V” del sottosella che ospita anche l’alloggiamento della piccola batteria. Questo motore lo potrete scegliere di fatto per la sua economia di gestione ed un funzionamento regolare oltre alla inesistente manutenzione, altro invito se parliamo di contenimento dei costi operativi finali della moto. Lo scarico, collocato a destra della moto, passa molto interno al telaio mentre il silenziatore è corto e, certamente, può essere sostituito se vorrete un sound più personale, visto che l’after-market offre diverse ed invitanti soluzioni…

    Dacia Duster 4×4 dci: un mini SUV “ogniluogo

    Pratica, economica, spaziosissima, personale: ecco Duster, SUV compatto che Dacia propone in più allestimenti e che sa muoversi con grande agilità su ogni terreno. Città, strade sterrate, viaggi con la famiglia o con gli amici, insomma un range d’azione realmente multiuso, che trova nelle sue linee squadrate, l’auto giusta per il freeride. Ad ogni livello.

    Linee morbide, frontale “familiare”, tanto spazio a bordo

    Il design di Duster 4×4 by Dacia sa portarti all’interno dell’avventura: merito di una linea per nulla aggressiva, ma piuttosto, capace di trasmettere feeling familiare e spirito di “tuffarsi” dentro ogni percorso. La parte frontale è spartana con le due metà ben distinte: quella superiore, con i due grandi e rettangolari proiettori, la mascherina, in parte cromata e la griglia sottostante.

    Il paraurti integra un profilo centrale il cui design ricorda quello del bullbar dei super SUV… mentre l’area inferiore è aperta per favorire il passaggio d’aria verso l’intercooler del turbo, pezzo forte del motore 1.5 cdi.

    Duster ha ingombri contenuti grazie ad una lunghezza di 4,31 mt. ed una larghezza di 1,82 mt. il che significa il massimo sfruttamento dello spazio globale. E l’utenza premia la sua poliedricità, visto che, attualmente, si rivela il secondo SUV più venduto in Italia…Ed un motivo ci sarà per questo! Merito anche del suo grande potenziale di carico, che passa da 475 VDA a ben 1636 VDA, abbattendo il sedile posteriore. Da segnalare alcuni dati importanti che rendono idea sulle fattive possibilità offroad di Duster: l’angolo di attacco è di 30°, quello di dosso di 23° e quello uscita è di 30°. Mica male no?

    Di fatto la zona frontale quindi, “raccoglie” al sfida offraod: per il resto spiccano i cerchi in lega a cinque razze, i mancorrenti sul tetto che attraversano la vettura per intero, grandi sportelli che lasciano massima libertà per salire o scendere dalla Duster ed il tratto convesso del centro vettura, che rende più snella la vista globale.

    Alto, compatto e…sportivo

    Alto da terra e dotato di passaruota allargati, Duster 4×4 mostra così il suo carattere sportivo grazie anche alle sue motorizzazioni, con il “nostro” dci 1.5 da 110 Cv ed un benzina 1.6 16 valvole sempre da 110 Cv; ovviamente questo modello è prodotto anche nella versione 4×2, che oggi si “aggiorna” con la versione Laureate bifuel benzina/GPL 1.6 16 valvole da 110 Cv.

    Abitacolo spartano: ma c’è tutto ciò che serve…

    Nell’ottica e nel rispetto del progetto Dacia, gli interni sono molto spartani, senza troppi fronzoli e c’è tutto quello che serve per godersi a pieno lo spirito libero di Duster: la plancia è completa, la guida rialzata (per il massimo dominio della strada e visuale completa) mentre i comandi sono essenziali e pratici per tutti. A bordo certo si avverte che il lusso sfrenato non fa parte del mondo Duster, che punta però sul far sentire il guidatore accolto e protetto ugualmente, sia per se che per i suoi occupanti.

    45°ed il gioco 4×4 è fatto…

    Nella zona inferiore del cruscotto, a portata di mano, c’è il selettore 4×4 che può essere ruotato di 45° per ottenere tre posizioni “di lavoro”: AUTO LOCK e 2WD. Nel primo caso la coppia verrà ripartita in modo ottimale tra anteriore e posteriore, anche e soprattutto in virtù delle condizioni di fondo. Nel secondo caso, la posizione Lock, verrà utilizzata nei passaggi più difficili, quelli dove serve il bloccaggio del differenziale per ripartire la trazione/coppia sulla ruota che più ne necessita di grip in quel momento. Ed infine, la terza modalità,  che offre la possibilità di viaggiare con le soli due ruote motrici anteriori, quando si va in autostrada o le condizioni di aderenza sono perfette. In quest’ultimo mode sono ridotte anche le emissioni.

    Elettronica al servizio dell’aderenza e sicurezza di guida

    La marcia in più di Dacia Duster proviene dalla tecnologia del Gruppo Renault ovviamente: tra questi la presenza di tutta una serie di dispositivi elettronici che aumentano la sicurezza attiva di guida; tra questi l’ABS con ripartitore di frenata EBV, l’assistente di frenata AFE, il controllo elettronico della stabilità ESP, con controllo sottosterzo CSV, il sistema di controllo trazione ASR, il doppio airbag anteriore e le cinture di sicurezza a 3 punti con limitartori di carico per gli occupanti posteriori.

    Cuore generoso: DCI 1.5 da 110 Cv, sei marce e tanta coppia…

    Il Duster 1.5 dci è equipaggiato con motore da 110 Cv: si tratta del quattro cilindri da 1461 cc capace di erogare un valore di coppia di 240 Nm a 1750 giri. L’alimentazione è affidata al sistema common rail/iniezione  multipla con turbocompressore a geometria variabile, mentre le quote vitali vedono corsa lunga di 80,5 mm per un alesaggio di appena 76 mm. La potenza dei 110 Cv è espressa a 4000 giri, anche se i valori di coppia sono interessantissimi già a bassi regimi. E questo motore, complice la trasmissione 4×4, è in grado di superare pendenze importanti.

    Come vanno: Beta ALP 200, leggera e sempre divertente

    La piccola Alp 200 è leggerissima tra le mani: è la moto giusta per aggredire il caos metropolitano, per uscire dalla città o per spostarsi fuori dalle mura. Ottimo commuter quotidiano, regala divertimento sempre, specie quando la si guida nel traffico, quello più “ostile”…Si riesce a “sgattaiolare” molto velocemente, merito delle sue fattezze ed origini trialistiche, che ne fanno una moto sempre pronta a trovare il passaggio anche se non c’è. Laddove le altre moto devono arrendersi…al blocco.

    Alla lunga…sella un po’ dura

    La posizione di guida è abbastanza comoda, anche se Alp 200 non è certo una moto da viaggio, ma, piuttosto, un oggetto da usare su brevi tratti. La sella alla lunga diventa dura e la zona passeggero è realmente troppo piatta… Ma Alp non è una moto da viaggio ma un oggetto da usare per spostarsi rapidamente, senza stare troppo a pensarci, a costo di qualche piccolo sacrificio ergonomico.

    Busto e braccia però mantengono una postura offraod, quindi di massimo dominio ovunque e questo ne facilita l’uso anche ai neofiti o al pubblico rosa, che certo apprezzerà le doti di agilità e leggerezza del mondo Alp. Ed anche le ginocchia non sono per niente sacrificate, ma, al contrario, si posizionano, in modo naturale, sul tratto finale delle plastiche convogliatori.

    Sospensioni a prova di città…e non solo!

    La forcella filtra perfettamente tutto: ben bilanciata e tarata per il multiuso, assorbe pavè, buche e avvallamenti senza mai gravare sulle braccia del rider. Piace il “compromesso” che i tecnici Beta hanno ottenuto con il diametro da 38 mm degli steli ed un’idraulica molto a posto, sia in compressione che in ritorno. E questo lo si nota non solo in città, ma anche in fuoristrada, dove l’erogazione dolce del motore, sposa perfettamente il “carattere” generoso delle sospensioni.

    Anche il mono posteriore è buon alleato e garantisce grande corsa e capacità di filtraggio ben oltre le aspettative; la ruota posteriore “attacca” il terreno ed il leveraggio progressivo funziona davvero bene, anche nei passaggi più difficili.

    Ed è buono nel complesso anche il funzionamento dell’impianto frenante: quello anteriore è in grado di assicurare discreta decelerazione, anche se paga un po’ in quanto a modulabilità, mentre il disco posteriore rimane nella norma per efficacia generale.

    Motore: parco nei consumi, erogazione sincera

    Le prestazioni del motore Suzuki sono molto buone: il carattere fluido e l’erogazione pulita (soffre solo un po’ a freddo e stenta a prendere i giri con lo starter), garantiscono una guida economica e generosa. Quindi si sua poco il cambio e si viaggia di coppia, perché ogni porzione di gas ha una bella manciata – in rapporto ai pochi Cv disponibili – di potenza disponibile per effettuare sorpassi o togliersi rapidamente da situazioni “scomode”. Ed anche in fuoristrada, questo generoso monocilindrico, invita ad una guida brillante, anche in funzione di un cambio morbido da azionare, assistito da una frizione a punto. Forse manca un po’ di allungo ma le ottime prestazioni ai bassi e medi, non fanno rimpiangere mai quella decina di km orari in piu che servirebbero alla piccola, grande Alp 200. In media si consuma pochissimo, ed andando a spasso si può arrivare anche a 18/20 km/litro! Un po’ scomodo infine il rubinetto carburante e l’accesso alla batteria, raggiungibile solo spogliando la moto.

    Dacia Duster 4×4: una tuttofare senza rimpianti…

    Salendo a bordo di Dacia Duster, si avverte la “panoramica” di visuale che infonde al pilota grande sensazione di controllo generale. La seduta è comoda anche se perfettibile nel tratto lombare, così come i rivestimenti interni in moquette non sono eccellenti nella qualità a cui si aggiungono le plastiche della plancia e dell’interno vettura, di fatto “economici”…

    Il pilota siede in alto e sia la leva cambio che tutte le “interazioni” con la vettura (comandi al volante, radio, strumentazione, ecc) sono realmente a portata di sguardo. Il propulsore Renault dci 1.5 parte con vigore ed entra subito in temperatura; colpisce la sua ridotta rumorosità a caldo, merito anche della buona insonorizzazione interna della vettura, che assicura un buon comfort di marcia. Anche sulle lunghe distanze…

    Motore pronto e brillante

    L’erogazione è fluida con valori di coppia molto “corposi” anche sotto i 2000 giri: già a 1500 giri, il quattro cilindri francese, riprende molto bene, dimostrando un’elevatissima elasticità che, man mano che salgono i giri, si trasforma in grinta anche a livello di sound emesso.

    La sesta marcia pensate, viene “tirata” già dai 2000 giri, quindi è ottima la progressione, complice una rapportatura azzeccata che invita a usare realmente poco e niente il cambio; la spinta migliore arriva dai 3500 giri fino a quota 4200 indicati, momento in cui la velocità sale e la motricità aumenta in modo esponenziale. Su strade a buon fondo, conviene porre il selettore su 2WD, in modo da risparmiare carburante.

    Comfort a bordo buono

    A finestrini chiusi, dall’esterno arriva poco se parliamo di rumori: il buon bilanciamento vettura, abbinato a sospensioni morbide quanto basta, aiutano e “vivere” Duster in modo rilassato. Anche sul pavè il filtraggio delle sospensioni è decisamente buono (lo sterzo è abbastanza diretto e preciso) ed offre al pilota grande sensazioni di controllo generale; perfettibile solo il rollio quando si guida in modo più deciso, forse troppo vicino “alla linea di confine” se parliamo di assetto vettura e capacità di trasferire i carichi tra anteriore e posteriore, oltre a quelli laterali.

    Imbattibile in condizioni meteo avverse…

    Vi ricordate il maltempo di qualche settimana fa’? Beh, Duster è stata all’altezza di strade completamente allagate, con l’acqua quasi alla linea degli sportelli… Si è dimostrata affidabile e “generosa” quindi e questo significa che il concetto offroad 4×4 non ha solo valenza di prodotto ma rappresenta un vero e proprio plus di questa vettura.

    Anche in condizioni di fango o terreno viscido, è in grado di portarvi fuori senza problemi, merito dei sistemi elettronici che aiutano non poco a “gestire” le capacità del piccolo SUV Dacia. Unico neo, è la scarsa velocità del tergicristallo in setting massimo, e questo crea qualche problema di visibilità e “smaltimento acqua” dal parabrezza quando fuori c’è il diluvio…

    Ed anche lasciando l’asfalto, Duster si rivela una vettura divertente, leggera, maneggevole e che si lascia guidare con estrema facilità, anche su fondi molto mossi o fango. Le sue quote legato all’indice di superamento ostacolo, le consentono ampia libertà di movimento, complice il blocco delle 4 ruote motrici, “accessorio” che consente grandissima capacità di reazione, anche in funzione di un’erogazione del motore sempre pronta e “presente” ai bassi e medi regimi. La frenata infine, è molto buona e modulabile, così come i consumi sono molto bassi e l’autonomia è ampia.

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    Andrea Di Marcantonio
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    “Non è facile racchiudere quasi trent’anni di passione in poche righe. Lo è invece quello stimolo quotidiano e continuo che mi porta in sella alle moto ed a bordo delle quattro ruote, su strada quanto in pista. Senza dimenticare tutto ciò che compone il mondo dei motori, mondo dalle mille sfaccettature… Ed è proprio questa passione che alimenta e mi fa “capire” ed “interpretare” i veicoli che provo in una chiave di lettura tecnica e completa oltre che diversa. Punto sulla qualità e l’approfondimento testuale oltre che sull’impatto fotografico delle prove. Al mio fianco Giuseppe Cardillo e Lorenzo Palloni, fotografi ma, soprattutto, “compagni di viaggio” in questa avventura che parla di performance. Con loro, il videomaker Andrea Rivabene. Importante è il modo diverso di raccontare le prove, abbinata alla ricerca delle migliori location. E poi i progetti legati ai giovanissimi talenti con PROGETTO MX dedicato al motocross e SPEED PROJECT, dedicato al mondo della Velocità. Siamo l'unica testata italiana a costruire progetti per i giovani a cui offriamo un team collaudato e tutta la mia esperienza sul campo. Insomma un impegno a 360°, perchè PERFORMANCEMAG.IT è tutto questo!”

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