Un grande ritorno per sportiva senza tempo questa Alpine A110: 252 Cv ma soprattutto eleganza, telaio e carrozzeria in alluminio e sospensioni a doppio triangolo. Sensazioni magiche al volante del tempo
Il ricordo è ancora eccitante, come se fosse ieri mentre invece sono trascorsi più di 40 anni di vita vissuta. È un ricordo infantile, inossidabile e magico allo stesso tempo: era l’idea di acquistare proprio quel modellino in scala tanto atteso e solo dopo aver accumulato abbastanza soldi della “paghetta” settimanale.
Da studente in erba quel modellino faceva parte anch’esso di un ricordo, legato alle mie spensierate vacanze a San Martino di Castrozza, sulle Dolomiti, dove vidi per la prima volta all’opera la Alpine A110 nel corso dell’omonimo rally.
Amore a prima vista
Mi innamorai della A110 (iniziando dal caratteristico ed originale frontale) a prima vista per le sue linee tonde, per quel grintoso frontale che scendeva verso il basso oltre che per l’acuto sound del motore, unico nel suo genere e che risuonava nelle valli circostanti.
Quel ricordo ne porta dentro altri come la mia faccia tosta di chiedere al Team di farmi salire al volante della vettura, quando paddock, rally e tecnici erano tutti una grande famiglia di appassionati, nonostante ci si giocasse il Campionato del Mondo.
Sedersi a bordo della A110 del 1971 un’emozione senza eguali
Quel motore “brontolone” al minimo parecchio irregolare ma magico, mi aveva “preso” un bel po’ e ricordo che feci il diavolo a quattro per convincere i miei a rimanere un giorno in più per vedere in gara la A110… Avrete quindi dedotto che, con quest’auto, il mio rapporto non è solo professionale nel provarla ma ha acceso tanti bei ricordi di infanzia, famiglia, passione che stava nascendo nella mia testa.
I tre dettami Alpine, il grande ritorno nel 2016
Tre cose distinguono la A110 dal resto delle vetture: coupé sportiva, leggera e fortemente elegante oltre che funzionale sono le tre desinenze di questo modello iconico che nacque nel 1962 e che, nel lontano 1971, vide la sua prima vittoria al Rally di Montecarlo per poi vincere quello costruttori nel 1973. Altre tappe di questa splendida vettura sono il lancio della potente A310 V6 nel 1976, la vittoria alla 24 di Le Mans nel 1978, il doppio lancio legato alla GTA del 1895 e quello della A610 nel 1991.
Nel 1996 la fine della produzione Alpine. L’epoca moderna, sempre a caccia di nuovi stimoli tecnici, è la prima tappa del “nuovo viaggio” del mito Alpine con l’annuncio, nel 2012, di un nuovo progetto Alpine.
Nel 2015 si concretizza con la presentazione della concept car Alpine Celebration alla 24 Ore di Le Mans. Nel 2016 Alpine torna sulle strade ed in pista. A110 è oggi prodotta nello stabilimento di Dieppe in Normandia che fu realizzato nel 1969 da Jean Rédélé ideatore, pilota e fondatore del marchio Alpine.
tre dettami essenziali che raccontano tecnicamente la a110: eleganza, leggerezza, performance
Bernard Ollivier, Vicedirettore Generale di Alpine sintetizza il progetto A110
“Nel 2012, all’inizio del progetto, sono stato incaricato di creare una nuova sportiva Alpine partendo da un foglio bianco. Doveva essere fedele al DNA della Marca, quindi agile per leggerezza, molto elegante e realmente piacevole da guidare. Abbiamo lasciato carta bianca ai nostri designer per immaginare come avrebbe dovuto essere un’Alpine di oggi. Avevano pochissimi vincoli tecnici – un approccio piuttosto insolito, ma che spiega la forza del design risultante. Dal momento che partivamo da zero, siamo stati anche in grado di creare la nostra piattaforma. Uno dei principali obiettivi di A110 era che il conducente si sentisse parte dell’automobile. In altre parole, il baricentro e il centro di rollio dovevano essere posizionati molto in basso, il che è possibile solo con una piattaforma dedicata. Ho fissato un obiettivo di peso di 1.100 kg, molto difficile da raggiungere. Ecco perché abbiamo deciso di utilizzare l’alluminio per il telaio e la carrozzeria. Con appena 1.080 kg alla fine (1.103 kg per Première Édition), abbiamo raggiunto il nostro obiettivo di rendere A110 uno dei modelli più leggeri della categoria.”
Vincono l’alluminio, le sospensioni a doppio triangolo ed il motore turbo centrale
Nella lettura della mia prova, non perdete mai di vista i tre punti attorno a cui ruota questo progetto legato alla A110 di cui ho già accennato sopra… L’idea era quella di offrire una sportiva di razza, agile, facile da guidare e con un gradiente prestazionale, telaistico e motoristico da primato.
Le “carte magiche” sono quindi una struttura evoluta e leggera (4180/1791/1252 mm le sue dimensioni), un baricentro più vicino all’asfalto abbinato ad un’ottimale distribuzione dei pesi con il risultato dinamico di una vettura cucita addosso dell’utente nel vero senso del termine.
Telaio e carrozzeria sono in alluminio, materiale utilizzato anche per la scocca che è stata rivettata per un abbattimento del peso finale oltre che per rendere l’insieme un “pacchetto tecnico” un ideale rapporto tra rigidità e massa complessiva se parliamo dei suoi 1080 kg, vero record se rapportato alla concorrenza.
A questo si aggiungono altre soluzioni sempre sul tema dell’alleggerimento, come nel caso dei componenti legati alle sospensioni il cui materiale è sempre lui, il leggero alluminio. Ma anche in abitacolo c’è stata attenzione al contenimento del peso: i sedili Sabelt la fanno da padroni con il loro 13,1 kg di peso ciascuno mentre l’impianto frenante della nostrana Brembo (dischi anteriori e posteriori da 320 mm con pinze a 4 pistoncini davanti), che integra l’attuatore del freno di stazionamento, consente un risparmio di peso pari a 2,5 kg. Sempre in tema di sospensioni, è stato realizzato uno schema a doppio triangolo al posto dei “classici” puntoni di reazione.
Perché questa scelta? I numeri magici sono nella ripartizione dei pesi 44%/56%
Cinematica più lineare delle sospensioni, miglior grip delle ruote in curva grazie al mantenimento “piatto” della superficie di appoggio degli pneumatici, specie nelle curve strette cosa che, in caso della presenza dei puntoni di reazione, questi “indurirebbero” la campanatura positiva con ovvia perdita di aderenza.
La scelta Alpine vede quindi utilizzo di barre antirollio cave e quindi molto più leggere, mentre l’inusuale corsa lunga delle triangolature sospensioni, consentono l’utilizzo di molle elicoidali molto più morbide, il che significa maggiore comfort di marcia senza quindi utilizzare ammortizzatori a controllo elettronico/adattivi.
A tutto questo, si aggiunge il motore centrale posteriore con il risultato di una distribuzione dei pesi 44% davanti, 55% dietro ed una capienza del bagagliaio anteriore da 100 litri che diventano 96 per quello posteriore.
Tre Mode di guida per divertimento al TOP
Meravigliosa gestione della potenza grazie ai tre Mode di guida con NORMAL, SPORT e TRACK: come sempre, ognuna delle tre vanta caratteristiche e “strategie elettroniche” differenti che intervengono sul comportamento dello sterzo, sul controllo della stabilità, sulla risposta sull’acceleratore, sulla velocità d’inserimento delle marce oltre che sul sound dello scarico. Ci “avvisa” delle variazioni il display TFT da 10” che cambia in funzione del Mode selezionato.
252 CV e 320 Nm di coppia: questa è la vitalità della A110
In effetti 252 Cv possono sembrare non eccessivi ma, se rapportati ai 1080 kg beh, allora ci rendiamo conto di quanto possa essere esuberante questo quattro cilindri da 1.8 cc “sedicivalvole” che si fregia di un rapporto peso/potenza pari a 4,3 kg/Cv. Si tratta dell’unità alimentata ad iniezione diretta da 252 CV erogati a 6000 giri, motore su cui i tecnici Alpine hanno messo le mani in modo “pesante” se parliamo di performance: la preparazione riguarda turbina, area aspirazione e scarico, quest’ultimo attivo con valvola dedicata.
Alle fine ecco spiegata l’eccellente coppia di 320 Nm già da 2000 giri. La trazione è ovviamente posteriore mentre il gruppo cambio “doppia frizione” Getrag, prevede 7 rapporti con spaziatura ideata da Alpine al fine di velocizzare la cambiata.
Su questo è “inserito” il differenziale elettronico tipo “brake vectoring” che regala tonica trazione anche se il fondo stradale non è perfetto. Qualche dato? Alpine accelera da 0/100 kh/h in 4,5” con velocità massima autolimitata a 250 km/h. Merito anche dell’ottima aerodinamica, molto curata come sul modello nativo del 1962.
COME VA: un’emozione grande guidare A110, un tuffo nel passato
Salire a bordo della A110 è come tornare indietro del passato, dentro quei ricordi ed in quel giorno per me memorabile, quando un tecnico Alpine mi fece entrare nello stretto abitacolo Alpine.
Oggi le cose sono cambiate ma, quell’idea racing del passato, è ancora molto viva e la ritrovo negli interni di questo nuovo progetto A110. Mi piace scoprire il battitacco in alluminio sia sui longheroni quanto alla fine della seduta anteriore così come il design trapuntato su sedili e sportelli che, con la loro forma romboidale, ricordano il logo Alpine. Decisamente belle le cuciture azzurre che creano un motivo di colore sul mix pelle/carbonio com’è molto arguta l’idea di radunare i tre pulsanti di marcia (D, N ed R) quelli dei vetri anteriori e dello start motore, tutti sulla plancia centrale.
Tutto il resto è solo ed unicamente stile Alpine con il volante a tre razze e tasto SPORT in rosso vivo che ingloba le palette di cambiata, una strumentazione ben leggibile e completa che ben si abbina ad un cockpit snello e pulitissimo nel suo design sportivo.
Bellissima la tonalità al minimo sia in Mode Normal quanto in SPORT/TRACK che però, su quest’ultima scelta regala un sound cupo ed aggressivo grazie all’intervento della valvola sullo scarico che “apre le danze” alla vera voce della A110.
Questo quattro cilindri sorprende per performance ed accelerazione: in Mode Normal è pronto e tonico, molto lineare già da 1800 giri con una progressione sorprendente che, passati i 4000 giri indicati, sconfina nel lato caratteriale più aggressivo di questa sportiva di razza. In Mode SPORT invece, le cose cambiamo molto: tutto diventa ben più incisivo già al minimo ed a 2000 giri la spinta è immediatamente consistente e tonica con il quattro cilindri che dimostra un “feeling” immediato con il pedale dell’acceleratore.
Da 2500 giri in poi la spinta è molto aggressiva ma il dato che più mi è piaciuto è legato all’accelerazione, nettamente più percettibile rispetto al Mode NORMAL ed oltretutto ben più sostanziosa ai medi regimi, area motore dove si scopre la vera natura della sovralimentazione. In abitacolo arriva tutto ed il sibilo della turbina accompagna sempre e comunque specie nei Mode più dinamici.
La spinta è eccellente sopra i 3500 giri, tanti medi da sfruttare in uscita curva e tanta trazione quando si preme a fondo il pedale dell’acceleratore; ma, la vera “incisività” della A110 arriva sopra i 4000 giri, dove la spinta diventa imponente su tutte le marce con un’incredibile progressione dalla IV marcia (ma senza stupire troppo) in poi, anche grazie all’ottimo funzionamento del cambio sequenziale che, per fortuna, mantiene quella giusta “ruvidità” di cambiata del passato, caratteristica che fa sentire a casa…
È una sportiva molto neutra, leggera, una lama da infilare tra le “esse” del guidato: sorprendono l’agilità dello sterzo, il perfetto bilanciamento della vettura che ha zero trasferimenti di carico, la tenuta trasversale sui curvoni veloci e la precisione millimetrica della frenata, sempre potentissima ed efficacie anche staccando un pelino lunghi.
Un kart questa A110 che vive di guizzo creativo in appoggio o quando c’è una sequenza di curve tra aggredire o ancora quando si sale in quota, affrontando i tornanti a salire facendo derapare il posteriore in accelerazione piena. Qui avrei preferito controlli si escludibili ma comunque più “resistenti” visto che il taglio elettronica non lascia libero il controllo della trazione che mai viene annullato al 100%. A110 ha un’anima ribella che va lasciata libera di esprimersi e questo grazie al motore posteriore/centrale, caratteristica che aiuta non poco nella guida al limite. Questa Alpine si deve sentire con il “fondoschiena” per anticiparne le reazioni dinamiche…
È stabile in velocità e si scompone pochissimo nelle staccate più aggressive con il posteriore che rimane saldo a terra e le coperture che sono sempre ben incollate all’asfalto anche se sul bagnato conviene non esagerare con la fiducia e questo perché A110 è una sportiva vera e che quindi digerisce margini molto bassi di errore da parte del pilota.
Le sospensioni sono molto ben equilibrate nel loro funzionamento e regalano un comfort inaspettato in città o su fondi mossi; i setting favoriscono la guida snella ed agile, garantendo però un giusto compromesso tra tenuta e linearità di funzionamento. Decisiva quindi, la scelta di utilizzare il doppio triangolo come schema costruttivo e questo per garantire una vettura sempre stabile e neutra oltre che “pulita” nelle sue reazioni dinamiche.
(Foto GIUSEPPE CARDILLO)