Ducati Streetfighter 848, naked aggressiva con contenuti tecnici che rendono la guida viva ed eccitante. Motore Testastretta 11°, telaio a traliccio, forcellone monobraccio ma, soprattutto uno spirito da combattente sul misto/stretto…
“Senti l’asfalto che scorre sotto le ruote, guardi attraverso la visiera scura ed il mondo sembra cambiare forme, colori, giochi di luce ed intensità del momento… Gas in mano, rettilineo e già vedi la prossima curva con i giri che continuano a salire e la mano destra che si prepara, in modo minaccioso, a spingere forte sulla leva del freno per la prossima, intensa staccata. Stringi le gambe sul serbatoio, guardi oltre l’orizzonte, con i brividi che percorrono la schiena ancor più velocemente e sei già dentro la curva, in piega, ferma e decisa. Alzi lo sguardo e vedi la tua moto, le forme incrociate e ribelli del suo telaio ed ascolti la sua voce intensa, invasiva, minacciosa. Perché sei in sella ad una vera streetfighter di nome e di fatto, una vera “combattente” da misto, infaticabile compagna dentro le tue emozioni…”.
Dopotutto il concetto Streetfighter è tutto qui, riassunto emozionale di un momento che puoi condividere con te stesso, oppure con un passeggero “coraggioso” che, con te, divide sella, moto, curve ed accelerazioni, quelle che arrivano nel cervello passando intensamente per il tuo cuore.
Ducati ha esaltato il concetto legato alla natura intensa delle streetfighter, “cattive compagnie” da frequentare se si ama l’adrenalina e la voglia di curve. Guida svelta e decisa, perchè non c’è tempo per pensare ma solo per agire d’istinto, specie se la moto è la Streetfighter 848 by Ducati, naked estrema che fa delle sue forme spigolose e tagliente, la “misura” del divertimento allo stato puro.
Grinta da vendere in scioltezza e sicurezza totale
Tanto per cominciare, la Streetfighter Ducati, vince per il suo peso “nullo”: 169 kg a secco inglobato in un telaio a traliccio, eccellente per robustezza, finiture e design, decisamente vincente anche in funzione di una geometria realmente unica e particolarissima. Fanno parte del pacchetto Ducati un comparto sospensioni di livello, il propulsore Testastretta 11° 848 da 132 Cv, un impianto frenante superlativo ed il DTC, ovvero Ducati Traction Control oltre ad un design estremo se parliamo di ampie possibilità legate al suo aspetto unico nel suo genere, eclettico e “penetrante” in un segmento di forza quale è quello delle streetfighter.
Design estremo si, ma anche originalità delle forme Ducati
Molto si può “raccontare” di buono sulla 848 Streetfighter: prima di tutto il fatto che sia una moto spiccatamente eclettica, fattore scatenato da un design globale accattivante, aggressivo, decisamente fuori dal comune. Vista di lato mostra il suo “accento” deciso, forte, muscoloso e questo grazie al telaio a traliccio che “marca” lo stile della naked estrema Ducati. Tre le colorazioni disponibili, giallo, rosso ed il nostro nero…tutte con cerchi neri a 5 razze.
La parte anteriore vede la forcella con foderi anodizzati color champagne, colore che riesce a creare uno stacco netto tra anteriore e posteriore; il parafango a filo ruota (alle cui spalle si trova la tubazione di “unione” delle due pinze anteriori) segue soprattutto il profilo degli steli forcella con una forma aerodinamica ma anche avvolgente. Sopra c’è il proiettore (con due fasce di led laterali), la cui forma armoniosa segue un inusuale profilo a becco “corto” ed alle cui spalle c’è la strumentazione, essenziale e completa. Protezione, plexiglass, riparo? Assolutamente assenti, inutili, superflue per questa naked tutto gusto!
Risers inusualmente proiettati in avanti…
La piastra superiore di sterzo vede “crescere” la base dei risers che serrano il manubrio: inusualmente però, tutta la zona di guida – e quindi il manubrio – è transalato in avanti tanto da trovarsi quasi a sbalzo e questo da un alto rende la vista laterale quanto mai originale, dall’altra “obbliga” il rider ad assumere una posizione di guida tutta in avanti, a fronte di caricare maggiormente l’avantreno ma anche assicurare una postura “corretta” per la tipologia di questa naked, sempre ribelle ma ben bilanciata…
Il serbatoio inoltre si sviluppa verso l’alto e presenta profondi incavi nel tratto discendente, elemento che, se analizzato nel dettaglio, la dice lunga circa la natura della moto, visto che, anche in questo caso, esiste una certa continuità tra questa scelta e quella dei risers molto avanzati, come dimostrano anche le pedane, alte ed arretrate. Il corpo del pilota “partecipa attivamente” come mai prima nella guida quindi.
Forcellone monobraccio, codone snello: il volto della Streetfighter
Il propulsore 848 Testastretta 11° quasi sembra volersi nascondere dentro le forme della Streetfighter: questo per via della colorazione scura delle parti meccaniche che ben si integrano con il bel telaio a traliccio, quest’ultimo espressamente nato con l’intento di poter combattere sul misto/stretto, grazie all’ottimale rapporto peso/potenza, ma, soprattutto della sua geometria, con ben 24,5° d’inclinazione cannotto di sterzo.
E non poteva mancare un’altra carta vincente del “pacchetto Streetfighter”: sto parlando dello splendido forcellone monobraccio, elemento che esalta ancor più lo stile cattivissimo della bicilindrica bolognese… Quel forte tocco di sportività che rende “doppio” l’aspetto della moto, visto che ognuno dei due lati della Streetfighter nasconde qualcosa da vedere, sentire, toccare con mano.
Ciclistica da SBK 848, magneticamente Ducati…
169 kg a secco dicevamo prima… Ma la Streetfighter è anche e soprattutto sospensioni all’altezza di ogni situazione o percorso da vivere al 100%, sempre da protagonisti. La forcella è una robusta Marzocchi regolabile con steli da 43 mm con attacco radiale delle pinze Brembo, il tutto incastonato nella bellissima base di sterzo a tre viti, con forma ad ali di gabbiano per conferirgli massima rigidità.
Dietro c’è invece un mono Sachs full regolation, collegato tramite cinematismo progressivo al bel forcellone monobraccio; e per l’impianto frenante ecco l’area Brembo con elementi radiali, doppio disco anteriore da 320 mm e singolo posteriore da 245, serviti da pinze a quattro e doppio pistoncino. Belli anche i cerchi ruota a 5 razze ad “Y” con canali da 5,5” e 3,5” su cui sono montate le coperture Pirelli Diablo Rosso Corsa.
Tutto è naturalmente vincolato al telaio a traliccio in tubi di acciaio ALS 450, da cui scaturiscono misure molto interessanti che poi si “riflettono” sia sulla natura che sulla guidabilità della Streetfighter: ne fanno parte l’interasse di 1475 mm ed un’avancorsa pari a 103 mm, quindi massima agilità e ottimale impronta a terra sia in ingresso che percorrenza.
Il Testastretta 11° EVO: 132 Cv e modifiche radicali alla distribuzione
Questo motore è di fatto il miglior “cuore pulsante” che ogni appassionato possa sognare sulla propria streetfighter: grazie alle specifiche EVO dal 2011 in poi, la tecnologia testastretta rappresenta il “punto d’incontro” tra prestazioni e massima guidabilità.
Quindi i suoi 132 Cv erogati a 10.000 giri sono in realtà la somma di alcune profonde modifiche al propulsore stesso, tra cui un rapporto di compressione molto elevato pari a 13,2:1, quote vitali con corsa “corta” (94×61,2 mm), le quattro valvole per cilindro, l’iniezione elettronica Marelli ed il corpo farfalla ellittico.
La modifica al diagramma di distribuzione (le valvole sono comandate con il classico sistema desmodromico Ducati, sistema che riesce a “seguire” l’elevata rotazione del motore in funzione delle aperture/chiusure, mentre i tempi di registrazione si sono diluiti fino a 24.000 km), lo ha reso godibile ai bassi regimi, grazie anche al particolare incrocio scelto dai tecnici Ducati, in questo caso ridotto rispetto al motore Testastretta Evoluzione per passare da 37° a soli 11°, un modo drastico per ridurre gli scambi di carica in e out, anche in funzione di corpi farfalla ellittici di derivazione MotoGP. Questo genera grande regolarità di funzionamento, riduzione di emissioni nocive (a fronte di una migliore propagazione del fronte di fiamma e combustione) e consumo carburante.
Come va: un extra “giocattolo” sempre eccitante…
Quando sali in sella alla Streetfighter 848, la prima, primissima sensazione è quella di scoprire qualcosa di nuovo: tutto il busto è spostato in avanti e sei quasi sulla linea immaginaria che passa quasi dentro al perno ruota anteriore… Ma anche il busto va verso l’anteriore e le pedane arretrate ed alte hanno fatto translare sul davanti tutta la zona superiore del corpo.
Fin dai primi chilometri poi, altra bella scoperta: la Streetfighter è anche comoda! Certo nasce per il misto/stretto, ma l’uso in città ne fa scoprire l’agilità, la corposa erogazione del motore, la sua leggerezza nelle manovre sia da fermo che tra le auto… Lo sterzo è molto piantato a terra e questa è un’altra (piacevole) sensazione che il rider scopre subito; l’avantreno è incollato letteralmente all’asfalto e questo fattore si evidenzia ancor più quando sei in appoggio pieno o entri veloce sulle curve, anche quelle meno lente, fatte più con il motore che con la ciclistica.
Anima divertente per divertire…
Ma, lasciando la città alle spalle, ci si avventura nei territori di caccia della Streetfighter: brutta cliente per l’intera concorrenza, sa farsi valere nel misto, quello dove c’è da guidare forte ed in modo reattivo, istintivo, veloce. Incollata a terra, la naked Ducati sorprende per la sua estrema neutralità e “voglia” di ingressi “spigolati”.
Pochi i trasferimenti di carico in staccata, perché la Streetfighter nasce per infondere confidenza ma anche estrema sicurezza al pilota: scende in piega veloce e rimane lì, dove vuoi tu, senza mai accennare alla ben che minima incertezza, specie in staccata, nell’istante in cui si molla la leva freno anteriore e si va a cercare l’ingresso, anche in punti quasi impossibili, all’ultimo lembo di carreggiata disponibile. Ottima a centro curva, sorprende per leggerezza e neutralità quando si è molto inclinati, con il gas in mano e pronti ad uscire fuori dalla curva.
Un po’ pesante nei cambi rapidi di direzione destra/sinistra, la Streetfighter vuole essere guidata con un po’ di anticipo rispetto allo scambio stesso: questo significa solo anticipare di qualche metro l’ingresso, cercando di seguire un’unica traiettoria ed un riferimento ottico su dove, come e quando mettere le ruote in quel preciso tratto di asfalto.
Se dovessi dare un voto alle caratteristiche ciclistiche della naked 848 Ducati, mi esprimerei con un 9 se parliamo di stabilità a centro curva, un 8 nella fase di ingresso, un meritato 9,5 se penso al comportamento in staccata ed un 7 negli rapidi scambi; questo per dare un quadro numerico alle sensazioni di guida. 10 lo merita l’impianto frenante, decisamente sopra la media se parliamo di efficacia, forza, incisività e modulabilità.
Motore, tanto, bello, godibile e cattivo in accelerazione piena…
E’ un motore pieno e pastoso quello della Streetfighter, pensato per chi ama la guida “coppiosa”, senza mai buchi o incertezze anche a bassissima andatura. Chiede marce in continuazione, segno che i 9,5 kgm a 9500 giri ci sono tutti e sono tutti utilizzabili al 100%… L’erogazione è accattivante, ricchissima di schiena già a partire da 2500 giri, questo con un tasso di vibrazione trasmesse molto accettabile; solo attorno ai 3500 giri, si avverte una leggerissima risonanza sulla pedana destra, che scompare subito e senza “lasciare tracce”. Poi, sopra i 4000 giri, la musica si fa molto più “sonora”: il bicilindrico è molto legato al gas e la fascia dei medi è molto piena, cosa che appaga la guidabilità e la fluidità di funzionamento.
Sopra i 6000 giri, ci si avventura nel “territorio” delle prestazioni pure: il taglio del vento si fa più insistente ed il busto del pilota è un vero e proprio scudo aerodinamica… Terza, quarta, quinta la Streetfighter chiede marce per salire vigorosa verso la zona cattiva, compresa tra 7000 e 9500 giri, range in cui il tiro e la schiena del Testastretta 11° si fanno sentire in tutto lo stile Ducati: ovvero potenza, giri, sound con una ciclistica che non perde mai un colpo.
Sospensioni OK, ottimo compromesso
Ed infatti forcella e mono lavorano in buona simbiosi l’una con l’altra: il range-setting offerto è abbastanza completo per la ricerca del miglior assetto in funzione del proprio stile di guida. La forcella in città va fatta lavorare e questo per non ricevere sulle braccia i colpi derivanti dalle imperfezioni del manto stradale urbano; stessa cosa per il mono che però vanta un funzionamento meno appuntito in questo frangente.
Fuori città invece, basta qualche click per creare un assetto più rigido ed adatto alla guida “cattiva”: qui mono e forcella sono davvero molto ben bilanciati oltre che equilibrati tra loro e questa condizione crea quel feeling sia con l’anteriore che, a centro curva, con il posteriore, soprattutto in funzione dell’ottimo “controllo” e tenuta del freno in estensione. Alla fine la Streetfighter 848 by Ducati è una naked bilanciata e abbastanza neutra, anche se “chiede” al rider una guida decisa per regalare emozioni ed adrenalina sul misto. Una gran bella moto per chi ama il piacere di sentire…