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    TEST: BRAMMO ENCITE MX PRO

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    Encite MX PRO, la pitbike elettrica by Brammo/SMRE Engineering

    Si parla molto e tanto dell’elettrico è vero, ma se ne parla anche per applicazioni diverse dalla “tranquilla” mobilità urbana. Negli Usa – che sono avanti per mentalità e simpatia per le innovazioni – l’elettrico diventa sempre più realtà, tanto che Brammo sta creando i Brammo Parx, vere e proprie strutture dedicate all’off-road, dove l’utente curioso, il semplice appassionato o lo sportivo, possono assaggiare cosa significhi fare un giro in sella ad un moto da cross elettrica. Un successo inaspettato, anche perché l’innovazione piace negli States al punto tale da creare un “indotto” non solo per vendere le moto, ma, soprattutto, per avvicinare al futuro sempre più utenti offroad.

     Brammo è un’Azienda importante quindi che ha creduto nello sviluppo agonistico dell’elettrico. Dall’altra parte del mondo c’è la SMRE Engineering, l’Azienda che ha sviluppato e poi realizzato il motore “meccatronico”, ovvero un propulsore elettrico dotato di un cambio ed una frizione, l’emulazione totale della moto dotata di motore endotermico. L’incontro tra Brammo Inc e la SMRE Engineering ha fatto si di poter creare questa “nuova esperienza tecnica”, fatta di tecnologia vera, di impegno e desiderio di far capire agli appassionati che l’elettrico nasconde un mondo di prestazioni ancora tutto da scoprire.

     E poi c’è Claudio Bucci, perché questa Encite MX Pro nasce proprio sulla base della sua pitbike, di cui, forme, soluzioni, ciclistica e design sono fedeli al progetto originario a cui sono state fatte poche modifiche relativamente al posizionamento dell’innovativo motore elettrico.

     

    La tecnica: il progetto Bucci, la base

    L’Encite MX Pro nasce quindi da una base legata ad un progetto tutto italiano, legato al costruttore Bucci, il cui risultato attuale è questa pitbike molto raffinata, sia nella ciclistica che nel motore elettrico. Il telaio by Bucci Moto vanta una struttura in tubi al CrMo 4, modificato nella zona centrale per consentire l’alloggiamento della voluminosa batteria. Anche il posizionamento del motore IET è stato variato (arretrati gli attacchi del motore) al fine di ottimizzare le masse e bilanciare e ridistribuire i pesi globali, tutto a vantaggio della guidabilità e reattività dinamica della moto.

    Telaio rivisto: motore spostato e culla chiusa

    Aggiunti anche differenti attacchi per i cablaggi dell’impianto elettrico mentre – cosa molto importante per la rigidità globale – troviamo un’inedita culla in tubi sistemata sotto al motore, contrariamente a quanto accade per le altre pitbike, il cui motore è montato “appeso” superiormente e lateralmente alla struttura telaistica.

     Salto di qualità per la ciclistica, grazie alla forcella rovesciata Tech Suspension (su cui è installato un kit molle con K più duro in funzione del diverso peso della pitbike elettrica rispetto a quella tradizionale) con steli da ben 39,5 mm (un record di categoria) full regolation, con gambale munito di attacco radiale per la pinza del freno anteriore.

    L’impianto frenante è reso aggressivo da dischi freno (210 mm ant. 180 mm post) e pinze Formula, mentre il monoammortizzatore posteriore è un robusto Sachs con stelo da 16 mm anch’esso full regolation.

    Il forcellone è Bucci Moto in alluminio così come il telaietto posteriore, smontabile in pochi secondi. La versione da noi provata è la Race, ovvero il top di gamma pitbike Brammo. Colpisce e piace decisamente la grafica della moto, aggressiva e molto convincente…

    Motore: STD o RACE, grazie alla tecnologia IET

    Tutti gli occhi della nostra prova erano puntati sul nuovo motore elettrico della SMRE Engineering con tecnologia IET (Integrated Electric Transmission), potente, aggressivo e dotato del cambio a sei marce con frizione, novità e plus esclusivo del progetto IET. La pitbike viene commercializzata in doppia versione ed allestimento: ovvero la versione standard da 12 kW e quella Race – decisamente cattiva ed impegnativa da guidare – con oltre 20 kW…potenza che la dice lunga sul potenziale della moto.

     Il motore denominato 12.03 brushless (pesa circa 9 kg), senza spazzole quindi, vanta una gestione motore totalmente elettronica accoppiata ad un cambio meccanico/frizione come accade per una comune moto e questo consente un’emulazione del comportamento dinamico proprio grazie a questo sofisticato sistema, il cui brevetto è tutto italiano.

    Essenzialmente l’emulazione è totale quindi e questo anche in funzione di ricreare tutte quelle condizioni di guida simili a quella di una moto comune dotata di motore a scoppio; regolazioni infinite quindi a vantaggio di un setup globale delle performance della moto, anche in funzione delle esigenze del pilota, delle condizioni della pista, del tipo di guida o condizioni del terreno.

     Due le mappe, selezionabili tramite pulsante sul manubrio, per la versione std mentre full regolation per la versione Race, quella da noi provata. Dunque sono variabili la coppia motore, l’accelerazione e addirittura la simulazione del freno motore, quest’ultimo ancora in via di messa a punto.

    COME VA: tanta coppia, la PRO non è facile da gestire…

    Salendo in sella si avverte subito la differenza di peso (in più) rispetto ad una pitbike equipaggiata con motore a scoppio: in effetti però, si nota pure la buona distribuzione dei pesi, finalizzata ad una migliore guidabilità globale della moto, fattore essenziale nell’offroad. Curioso notare che, al posto del classico tappo carburante sul serbatoio, ora c’è lo strumento di controllo verifica carica batteria e tempo residuo e questo pur mantenendo l’elemento in plastica, che funge solo da supporto delle plastiche della zona alta della pitbike Brammo. Prima di entrare in pista, ci viene “settata” una configurazione motore media, quindi con valori non eccessivi che serviranno a prendere confidenza con la trazione elettrica visto che, da sempre, sono abituato a provare moto decisamente più “classiche”, almeno nella motorizzazione…

    Non c’è sound ovviamente e quindi possiamo concentrarci sulla guida: fin da subito si evidenza la totale mancanza di freno motore e questo è un elemento su cui SMRE sta lavorando, proprio per simulare ancor più il comportamento dinamico del propulsore classico a scoppio. E questa mancanza la noto specie nella fase di atterraggio dai salti, dove, mancando un freno motore adeguato, occorre attaccarsi ai freni e piegare molto prima la moto per inserirla nelle curve successive.

    La potenza c’è ed è tantissima: ottima l’accelerazione, rapida, senza alcuna incertezza o “vuoti” mentre la spinta di questo motore è realmente sorprendente, specie all’uscita curva e nelle fasi di massima apertura con partenza da fermo. Cambiamo mapping e facciamo inserire il massimo possibile: aumenta la potenza a livelli impensabili tanto da diventare difficilmente gestibile il comando del gas, molto sensibile anche alla minima apertura. La cosa incredibile è che, una volta innestata la marcia, non c’è necessità di scalare per “chiedere” coppia, tanto è reattivo e potente questo motore elettrico.

    La frizione non serve…ma bisogna abituarsi

    Bisogna però abituarsi a questo, perché il “contatto tattile” con la frizione è un qualcosa che appartiene al motociclista in genere… Ottimo il comportamento di cambio e frizione: gli innesti sono decisi e rapidi mentre la frizione non serve praticamente a nulla vista la grande generosità di coppia e “schiena” del motore con tecnologia IET.

    Molto buono il comportamento delle sospensioni, al top su questa versione Race: la forcella filtra impassibile ogni asperità rendendo precisa la guida in ogni condizione, mentre il mono posteriore ci è parso un po’ troppo frenato in compressione ed estensione, questo nonostante aver “alleggerito” il setup  e scaricato l’idraulica. Ottimi e sempre modulabili i freni, specie l’anteriore, aggressivo e con grande mordente alla minima pressione.

    Foto Diana D’Angelo

     

     

    Andrea Di Marcantonio
    Andrea Di Marcantoniohttps://www.performancemag.it
    “Non è facile racchiudere quasi trent’anni di passione in poche righe. Lo è invece quello stimolo quotidiano e continuo che mi porta in sella alle moto ed a bordo delle quattro ruote, su strada quanto in pista. Senza dimenticare tutto ciò che compone il mondo dei motori, mondo dalle mille sfaccettature… Ed è proprio questa passione che alimenta e mi fa “capire” ed “interpretare” i veicoli che provo in una chiave di lettura tecnica e completa oltre che diversa. Punto sulla qualità e l’approfondimento testuale oltre che sull’impatto fotografico delle prove. Al mio fianco Giuseppe Cardillo e Lorenzo Palloni, fotografi ma, soprattutto, “compagni di viaggio” in questa avventura che parla di performance. Con loro, il videomaker Andrea Rivabene. Importante è il modo diverso di raccontare le prove, abbinata alla ricerca delle migliori location. E poi i progetti legati ai giovanissimi talenti con PROGETTO MX dedicato al motocross e SPEED PROJECT, dedicato al mondo della Velocità. Siamo l'unica testata italiana a costruire progetti per i giovani a cui offriamo un team collaudato e tutta la mia esperienza sul campo. Insomma un impegno a 360°, perchè PERFORMANCEMAG.IT è tutto questo!”

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