La Yamaha Tracer è l’anello che mancava nella MT Family. Motore tre cilindri, posizione di guida regolabile, 115 CV ed una coppia sorprendente ne fanno una moto divertente e polivalente…
La serie MT Yamaha raccoglie in se le “estremità” della passione. La moto è anima, è coinvolgimento, è appartenenza e libertà, ma anche un piacere di guida che, proprio questa gamma, ha come sano obiettivo finale. Ho già lodato le doti motoristiche della MT-07 o le sorprendenti doti di agilità della MT-09 ed ora, a colmare un’area di sensazioni che forse mancavano, ecco questa Tracer, moto che risponde a tutte quelle naturali esigenze legate alla massima versatilità.
Un concetto moto che va “oltre” e che si estende pure al passeggero, che potrà ascoltare, gustare con il pilota le agili doti di accelerazione di questa on/off , una personalità che sposa nuovamente l’anima doppia del “Dark Side of Japan“… Tracer quindi significa prestazioni, viaggio esteso al piacere di guidare una moto polivalente con cui attraversare emozioni, sensazioni e, perchè no, Paesi e culture differenti.
La differenza la fa anche il tre cilindri Yamaha…
Avventura, spazi, viaggi, differenza con le altre competitor. Tutte cose che sono possibili grazie all’anima della Tracer, ovvero il tre cilindri Yamaha da 847 cc legato alla filosofia “crossplane”; di fatto un punto di riferimento sul mercato motoristico e questo per via delle intrinseche caratteristiche legate alle performance che è in grado di offrire. Dentro ai carter motore vive quindi la tecnologia Yamaha più avanzata, come nel caso della presenza di alcuni componenti quali le bielle ottenute per “frattura” i pistoni forgiati e l’offset dei cilindri, con il risultato di una potenza massima di ben 115 CV.
Design forte e comfort condivisibile…
Tracer ha una sua natura decisamente eclettica: lo dimostrano le sue forme ed il suo attento design, come viene evidenziato dal particolarissimo cupolino in materiale composito multistrato, che integra tra l’altro un doppio faro LED, il tutto per assicurare una migliore penetrazione aerodinamica, oltre che per una provata riduzione delle turbolenze dietro al casco e corpo. Elemento che si apprezza soprattutto sulle lunghe distanze.
Inoltre, proprio per le specifiche caratteristiche di Tracer (leggi viaggi), il cupolino può essere regolato su tre posizioni (e lo si regola a mano senza attrezzi), con distanza di setting tra loro di 15 mm, il che significa il trovare sempre l’altezza corretta in funzione del rider che guida.
E per le caratteristiche legate al viaggio, Tracer abbina un capiente serbatoio da ben 18 litri, ovvero di ben 4 litri superiore rispetto alla MT-09 Family che assicura un’autonomia di quasi 300 km in modalità ECO, ovvero “rispettando” la spia che appare sul cruscotto digitale che indica un basso consumo.
190 kg a secco, leggera e maneggevole…
Tracer, come leggerete nell’area dinamica, è una moto reattiva e maneggevole: questo grazie al suo peso ridotto, all’ottima distribuzione delle masse che creano un buon bilanciamento generale, legato ad un miglior equilibrio della rigidità.
C’è poi il telaio, altro pezzo forte della Tracer, perchè poggia su una struttura in alluminio pressofuso che ha la peculiarità del montaggio esterno dei perni forcellone, scelta che ha consentito più spazio nell’area delle pedane che ne migliora di fatto l’ergonomia globale.
La forcella UD vanta steli rovesciati da 41 mm mentre la sospensione posteriore è la classica Monocross regolabile. Ci piace vedere invece le pinze ad attacco radiale davanti, che imprimono a Tracer un’aria decisamente sportiva, cosa che piace all’utenza di una Touring “diversa dal branco”.
Personalizzazione della posizione di guida, area nuova ed utilissima…
Ma Tracer è anche adeguamento, personalizzazione dello stile di guida: è uno dei temi caldi di questo modello – che tra l’altro sta andando molto bene se parliamo di vendite – visto che il rider può scegliere su ben tre posizioni di guida diverse grazie alla sella pilota separata, che potrà essere sistemata su due posizioni da terra se parliamo di altezza che va ad aggiungersi al manubrio largo, regolabile avanti o indietro, semplicemente invertendo la posizione dei supporti/risers.
Ma c’è anche la personalizzazione elettronica…
Stile di guida ma anche erogazione, possibilità di cambiare la moto nella sua essenza motoristica. Anche se Tracer è un’entry-level, Yamaha ha fatto uno sforzo ulteriore perchè, proprio in questa fascia di utenza, ogni aiuto elettronico è utile ad una maggiore sicurezza e divertimento…
C’è quindi il TCS, controllo di trazione, che spesso si trova su moto di fascia ben più alta, ed è oltretutto disinseribili dal rider; a questo si aggiunge la centralina D-Mode che offre 3 diverse mappature per guidare Tracer in modo sportivo, touring o semplicemente quotidiano. Non manca inoltre il sistema YCC-T, Yamaha Chip Controlled Throttle, per una risposta immediata alla minima sollecitazione del comando gas… L’ABS è ovviamente di serie.
C’è un’anima Touring nella Tracer Yamaha…
Lo si nota ad esempio dalla presa da 12V, dall’utile presenza del cavalletto centrale e per coperture “importanti” da 120/70 e 180/55 da 17″ oltre ad una gamma accessori davvero completa grazie alle borse laterali, specifiche per le forme eclettiche della Tracer.
COME VA: natura eclettica divertimento naturale ed immediato…
Devo dire che, prima di provarla, Tracer mi sembrava qualcosa di già visto o comunque di non del tutto innovativo. Questo a causa di un’apparente “discontinuità” delle forme, come se in essa convivessero più modelli uniti poi nel design…
Ma, dopo pochi km, le cose sono cambiate. Perché? Perché Tracer diverte, alimenta quella voglia di strada, di viaggio di prestazioni. L’apparenza inganna allora? Si, forse, ma dopo averla provata sarete della mia stessa opinione. La moto è comoda, ed ogni rider potrà trovare la migliore posizione in sella: sella e manubrio regolabili non sono elementi così scontati per un modello entry-level e quindi Tracer sorprende anche per questo.
Presa larga, sella comoda, altezza corretta delle pedane…
Il manubrio ha una presa larga ed alta, la sella è comoda e morbida ma non troppo, così come il triangolo busto/pedane/sella direi che è uno dei migliori provati quest’anno. Le pedane è vero sono un pelino alte, ma, alla fine, le ginocchia non “subiscono” un’angolazione eccessiva e questo non infastidisce sia nella guida urbana che se deciderete di intraprendere un lungo viaggio.
I comandi sono sempre collocati dove si cercano, compreso il tasto di cambio della mappa così come i blocchetti elettrici recano pulsanti grandi da subito individuabili dalla mano del pilota. Ottima la protezione del busto ed anche del tratto superiore delle gambe e le turbolenze, anche ad alta velocità, sono realmente minime.
Motore ribelle se serve, coppia sempre attiva…
Il tre cilindri si sa, proprio per caratteristiche tecniche, dispone di ottimi bassi ed un altrettanto piacevole allungo: bene, Yamaha è andata oltre, perché su questo motore sorprendono due cose essenziali, la prima è la gran coppia e schiena poco sopra i 3000 giri, la seconda è la “disponibilità” nell’allungo che questo “crossplane” ha dentro.
L’erogazione è quindi un saggio mix tra tonici bassi e medi regimi (quindi fluidità ma pure trazione notevole e schiena in ogni marcia) ed una capacità di saper “esplorare” le aree alte del contagiri subito dopo i 7000 giri indicati fino ad oltre 10.000, anche se il “tocco” migliore è nella fascia tra 7500 ed 8500 giri.
Da 5000 giri si cambia musica…
Ad andatura normale, si viaggia bene anche poco sopra i 2500 giri indicati anche se il tiro che piace, come accennato, è presente già sopra i 3000 giri; fascia gradevole tra 3500 e 4500 giri, area che consente agilità, sorpassi rapidi oltre che un’ottima accelerazione, poi, sopra i 5000 giri, la potenza diventa più incisiva e presente, ma mai minacciosa anche grazie al D-Mode con i suoi tre livelli di erogazione.
Poi, poco sopra i 6500 giri, arriva quella schiena “cattiva” (direi anche abbastanza irriverente) verace e che prende tutta la strada, aggredendo le curve mentre senti che l’avantreno rimane stabile ma risente un pelino della gran coppia di questo fantastico tre cilindri Yamaha, specie in piena accelerazione.
Cambio un po’ duro e frizione non proprio morbidissima…
E’ un motore che vibra poco, solo attorno ai 4000 giri si avverte una marcata risonanza che attraversa le pedane per poi diluirsi sul telaio che però scompare poco sopra tale range; il cambio della Tracer mi è parso un po’ duretto da azionare, poco “libero”, specie nel passaggio tra prima e seconda, quando si cambia rapidamente, mentre stessa cosa tra quinta e quarta oltre che nella ricerca del folle al semaforo, non sempre cosa così rapida… Anche la frizione non è morbidissima da azionare e la leva lunga non aiuta.
Su strada, divertente e curiosamente decisa…
Uno pensa che Tracer sia una moto per andare solo da casa al lavoro, ed invece non è affatto così. Dopo averla “accompagnata” dentro le curve per molti km, posso dirvi che, questa Touring Yamaha, sorprende non poco, specie per le sue doti di inserimento in curva, appoggio e angolo di piega raggiungibile.
Stabile sul veloce, Tracer nasce per il misto/stretto ed è la sua geometria a confermarlo con 1440 mm di interasse che la rendono agile e reattiva ed una buona, anzi ottima “staccatrice” grazie alla coppia di dischi anteriori da 298 mm. Sicura di avantreno, sorprende per la sua capacità di “gettarsi” dentro le “esse”, o di curvare lesta quando c’è tanto appoggio. Forse soffre solo un po’ negli ingressi “spigolati” perchè vuole una guida più fluida e mai nervosa e solo allora regala tanto…
Piegare con la Tracer è un’esperienza divertente…
Anche piegare è un fatto da raccontare in sella a Tracer: la moto è questo anche e soprattutto ed in questa situazione, la tre cilindri Yamaha, da lezioni a molte e ben più dotate rivali. Precisa in appoggio, fluida a centro curva, decisa quando si esce dalle curve e si danno manciate di gas, la moto è molto stabile, reattiva e positivamente naturale nell’esprimere le sue doti ciclistiche.
Basta farla andare ed appoggiarsi per arrivare a grattare le pedane con una forcella che sostiene ed una trazione che si lega all’unisono con il mono posteriore. Si bella davvero da guidare…
Sospensioni a punto, oneste ed in grado di assorbire tutto..
Tracer si avvale di una forcella ben tarata sia per l’uso cittadino che per quello extraurbano: nel primo caso, ogni asperità è digerita in modo utile al comfort del rider, solo che, si nota una certa difficoltà sui tratti gibbosi ad assorbire l’asperità, nel senso che un’idraulica più “raffinata” sarebbe stata preferibile, proprio perchè Tracer è una Touring, quindi esposta ad attraversare più situazioni morfologiche nel corso del suo utilizzo poliedrico.
Il mono lavora bene ,ma anche qui si avverte spesso una risposta secca in estensione mentre sia la forcella che il mono, si comportano egregiamente ed onestamente sul veloce. Ottima la capacità di decelerazione, forse solo l’ABS è un pelino invadente ma la risposta dell’impianto è davvero ottima.
(Foto GIUSEPPE CARDILLO)